Come questa pandemia abbia cambiato la vita di tutti è una realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno, ciò che lascerà nei nostri comportamenti, nelle nostre valutazioni, nelle nostre abitudini è ancora tutto da vedere. E’ comunque impensabile che si creda che alla fine di questo lunghissimo periodo le cose ritornino esattamente laddove le avevamo lasciate.
L’uso della digitalizzazione e dunque di internet ha aperto un mondo per molti sconosciuto, lo smart working, la DAD, le lezioni universitarie on line sono solo una parte delle innovazioni che si stanno radicando nel paese, tali innovazioni tenderanno a cambiare la vita delle persone e le città che abitano.
Nel corso di questo anno lo shopping è stato quasi totalmente effettuato on line, anche su questo argomento alcune riflessioni sono d’obbligo : le e-commerce prima fra tutte Amazon vengono viste come competitors delle più piccole aziende locali e dunque si pensa che queste schiaccino il commercio al dettaglio delle nostre città, niente di più sbagliato perché queste aziende di commercio elettronico si avvalgono soprattutto dei prodotti che chiunque vuole mettere a disposizione di queste piattaforme, dalle aziende che li producono ai punti vendita che li commercializzano. Se dunque il negozio sotto casa, qualsiasi prodotto tratti, vede una riduzione nelle vendite in negozio può con pochi click disporli in rete, sia sul proprio sito personale sia sulle piattaforme e-commerce amplificando in maniera esponenziale il proprio raggio d’azione, raggiungendo quindi una clientela su tutto il territorio nazionale che difficilmente avrebbe potuto conquistare fisicamente.
Questo è ormai il presente, un presente che si dilaterà ancora nel tempo ma che deve spingerci a guardare al futuro. Saremmo pretenziosi se volessimo illustrare il futuro, ci piace pensare però, sull’onda emotiva di ciò che stiamo vivendo, che il futuro si arricchirà di qualità, qualità specifiche, qualità nei rapporti umani, di cortesia e relazioni.
Con questa visione vanno riprogettate sia le attività economiche sia le città.
Nel nostro caso la via Atenea è storicamente la via dei negozi ad Agrigento, così l’abbiamo sempre concepita e vissuta ma a questo punto bisogna essere quanto meno mentalmente aperti a nuove possibilità. Ancora prima della pandemia molte attività economiche avevano chiuso i battenti proprio perché era già in corso questa evoluzione culturale. La centralizzazione dei negozi in centri commerciali e la possibilità dello shopping on line hanno pian piano logorato l’essenza della via più bella del centro storico che agli occhi di molti già da qualche anno appare come “morta”. Ci piace pensare invece che si stia piano piano trasformando anche se questa trasformazione è allo stato embrionale. Probabilmente non sarà più la via dello shopping ma non per questo deve perdere il suo fascino di via centrale della vita cittadina. Il grande numero di strutture ricettive extralberghiere che si snodano nelle viuzze ai suoi lati possono rappresentare il punto di partenza di una nuova progettualità ma non dobbiamo solo soffermarci all’idea delle sole attività di ristorazione quali ristoranti, pub, bar. Occorre pensare in maniera differente.
Di cosa abbiamo sentito la necessità in questo anno di chiusure?
Sicuramente della socialità, dell’aperitivo con gli amici, della pizza o della cena con la famiglia, ma anche del solo passeggiare portando a spasso il cane, della visione di un film al cinema, della rappresentazione di opere teatrali o musicali, della possibilità di partecipare a mostre ed eventi.
Forse, proprio, in questi desideri/bisogni possiamo trovare la chiave di lettura per la ristrutturazione, per la trasformazione di questa via.
A parte una doverosa attenzione al decoro e all’arredo urbano con angoli curati, piccole oasi di verde, balconi fioriti e prospetti armoniosamente definiti è imprescindibile l’idea che la via Ateneadiventi un’isola pedonale. Noi agrigentini non siamo molto d’accordo in questo senso, chiara è stata la voce di chi vi abita, di chi ha investito in strutture ricettive o in attività commerciali ma se guardiamo i centri storici di grandi città e borghi le isole pedonali alla fine hanno fatto la differenza soprattutto quando l’aria in oggetto si riduce a pochi metri di larghezza, andranno studiati percorsi alternativi, possibilità ulteriori di parcheggio, una certa attenzione alle esigenze degli abitanti così come è stato fattoin altre città. Il cambiamento in questo momento ci sembra una follia ma domani sarà l’unica possibilità che abbiamo a disposizione.
La creazione di postazioni internet free all’aperto dislocate, l’apertura di scuole di danza o di musica con grandi vetrate che si aprono verso l’esterno facendo dell’attività interna “spettacolo” per chi la vede dall’esterno, piccole gallerie espositive fotografiche, pittoriche, tessili ma anche botteghe artigianali di prodotti locali dagli alimentari alla ceramica, ambiti in cui svolgere cooking class integrandosi a quelle attività che stoicamente hanno resistito ad una crisi che si è evoluta nel tempo, potrebbero dare una nuova vita a ciò che adesso consideriamo morto.
Una trasformazione totale che richiede necessariamente l’attenzione di tutti, sia dei privati proprietari dei locali sia dell’amministrazione, dunque la revisione dei costi degli affitti e la comprensione degli investimenti che devono essere effettuati, una considerazione per le spese che devono essere affrontate e quindi un aiuto sostanziale in termini di revisione delle tasse locali da parte di chi amministra.
E’ in atto una vera e propria rivoluzione culturale che nasce dal bisogno di ricostruzione dopo la devastazione di una lunga guerra.
Se non vogliamo disporci al cambiamento saremo costretti ad arrenderci e a fare si che Agrigento resti semplicemente il posto in cui primeggia la sola valle dei templi.
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Via Atenea. Grazie a Vittorio Messina per aver accolto il nostro invito. Rispondiamo alla lettera che ci ha inviato