Leggo sui social una lettera che davvero invita e quasi costringe a riflettere su alcuni aspetti troppo spesso, più o meno consapevolmente, ignorati del drammatico problema epocale dei migranti economici.
La lettera di una nigeriana al nostro ministro
Si tratta della lettera di una immigrata nigeriana al nostro ministro degli Interni Matteo Salvini, che, con il consenso di tanti italiani, sul problema-migranti dice che “la pacchia è finita”.
Consenso – e credo e sono sicuro di interpretare – sul tipo di pacchia che ha riguardato quanti sul problema migranti, sfruttando con furbesca abilità la situazione, si sono enormemente arricchiti in questi ultimi anni.
Case di accoglienza e retta giornaliera
Una grande disponibilità a accogliere emigranti, in conseguenza dei 35 euro giornalieri che lo Stato con grane disponibilità facilmente erogava, e che ha visto tanti alberghi a 3-4- e forse anche 5-Stelle trasformarsi subito in Case di Accoglienza.
La qualità dell’accoglienza
Una qualità di accoglienza che suscitava in tutti non poca perplessità e della quale – per esempio – si faceva interprete preoccupato anche il nostro cardinale don Franco Montenegro, Pastore della Chiesa Agrigentina, che in momenti particolarmente significativi, come a conclusione della giornata del Venerdì Santo, di fronte ad un’immensa folla di fedeli e davanti a tutto lo staff delle massime Autorità provinciali, mettendo impietosamente il dito su tantissime piaghe, proprio sul problema dell’accoglienza agli immigrati, con tono quasi naif, si chiedeva : …. “…come mai mentre molte imprese e attività commerciali sono costrette a chiudere i battenti, c’è invece una corsa disperata verso la costituzione di imprese sociali e l’apertura di case famiglia, meglio se per minori non accompagnati? ….”
Lavoratori sfruttati
O ancora quando, sempre nello stesso contesto, ma sicuramente invitando ad allargare lo sguardo più in generale, parlava dei lavoratori sfruttati che …. “non sempre vedono riconosciuti i loro diritti anzi devono, in silenzio, accontentarsi di un ingiusto salario, oltre che firmare una busta-paga non corrispondente all’effettivo pagamento…”.
Personalmente credo e – vorrei proprio non sbagliarmi – che il tipo di pacchia finita a cui allude il nostro Ministro sia solo che si riferisce a questo tipo di pacchia e non quella che a cui giustamente si riferisce nella lettera l’anonima immigrata nigeriana.
Riflessione e attenzione
La cui lettera anonima merita davvero attenzione e riflessione, perché eliminare quel tipo di pacchia non deve significare chiusura egoistica ed insensibilità di fronte ad un dramma epocale, che ci interroga, sfidando alla base il fondamentale senso di umanità.
Osservazioni sugli stati europeii
E le osservazioni contenute nella lettera della nigeriana meritano davvero attenzione e riflessione. Perché obiettivamente tanti di problemi di là, cioè in Africa, hanno la loro origine e causa in questi Stati dell’opulenta Europa, Italia compresa.
Ed è quindi qua, in Italia ed in Europa che bisogna risolverli. In Europa, Francia, Italia, ecc. si fabbricano le terribili armi che, a caro prezzo, vengono comprati dai dittatori africani. Così in Europa affluisce denaro ed in Africa si sostiene potere disonesto, con la guerra e la conseguente miseria, povertà e tentativi disperati di fuga.
Quindi al Ministro Salvini e non solo ! perché – c’è da pensare – per suo tramite, sicuramente, all’Europa intera, viene rivolta un’accusa terribilmente concreta e vera.
Cioè, come scrive la nigeriana . “Il mio paese, la regione in cui vivo, dovrebbe essere ricchissima visto che siamo tra i maggiori produttori di petrolio al mondo. E invece no. Quel petrolio arricchisce poche famiglie di politici corrotti, riempie le vostre banche del frutto delle loro ruberie, mantiene in vita le vostre economie e le vostre aziende.
Il mio paese è stato preda di più colpi di stato. Al potere sono sempre andati, caso strano, personaggi obbedienti ai voleri delle grandi compagnie petrolifere del suo mondo, anche del suo paese. Avete potuto, così, pagare un prezzo bassissimo per il tanto che portavate via. E quello che portavate via era la nostra vita”.