Tutto e’ possibile. E così dopo aver ascoltato una nuova canzone dei Beatles ecco sul grande schermo un soggetto di Federico Fellini. A distanza di tanti anni un’altra nave va partendo da Napoli verso il sogno americano, questa volta accompagnando le vite di due bambini, Carmine e Celestina, vittime della povertà postbellica e costretti a sviluppare presto l’arte di arrangiarsi finché la grande occasione non si materializza con la nave Victoria diretta negli States. Inizia il viaggio della speranza a bordo della grande nave nella parte più convincente della pellicola, dove i due piccoli clandestini riescono a piccoli passi ad ottenere la protezione dei marinai e, soprattutto, del cuoco e del commissario di bordo, i due personaggi che riusciranno a garantire la loro traversata . A New York inizia la seconda parte del film, in cui la favola neorealista cede il passo ad una sorta di legal- thriller per via della sorella di Celestina che ingannata da un soldato americano con una falsa promessa di matrimonio lo uccide dopo averlo seguito in America. E’ la parte meno convincente della pellicola, quella in cui il regista si discosta dal soggetto originario, ed a parte lo stupore derivante dallo sbarco nella terra promessa ( bellissima la scena dei passeggeri che ammirano la statua della libertà) e la divertente visione di Paisa’ da parte di Celestina, Salvatores mette in scena una visione stereotipata della società newyorchese, e la eccessiva spettacolarizzazione degli eventi narrati sminuisce un po’ la poesia della favola narrata. Una favola che tende a rappresentare gli anni cinquanta con una evidente contrapposizione tra la miseria napoletana e l’agiatezza statunitense, con gli emigrati italiani in cerca di fortuna e stipati in stiva, mentre i ricchi turisti americani banchettano gioiosi nel salone della nave.Così si arriva stancamente ad un finale a sorpresa, dove sorprende la determinazione di Carmine, personaggio chiave della storia con le idee molto chiare sul proprio futuro. Accanto al solito brillante Favino ( con le sue splendide traduzioni durante gli interrogatori nel carcere) sono proprio i due bambini con la loro naturalezza a bucare lo schermo e caratterizzare positivamente il film, creando un’immediata empatia con lo spettatore. Un’opera apprezzabile che conferma la vena narrativa del premio Oscar Salvatores dopo qualche precedente passaggio a vuoto. (Maurizio Arena)
https://youtu.be/_q-1cImfubU?si=JmRnS-ScRo6-VbCp
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