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Home » Cronaca » Ucciso a colpi di pistola fratello dell’ex sindaco di Belmonte: è anche cugino del pentito Bisconti

Ucciso a colpi di pistola fratello dell’ex sindaco di Belmonte: è anche cugino del pentito Bisconti

Redazione Di Redazione
8 Maggio 2019
in Cronaca, FUORI PROVINCIA
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Era il fratello dell’ex primo cittadino di Belmonte Pietro ma, anche, cugino del neo pentito ed ex capo del mandamento mafioso Filippo Bisconti. Quest’ultimo, arrestato nella maxi operazione Cupola 2.0 che ha registrato la riunione del massimo organo di Cosa Nostra dopo la morte di Totò Riina, decise di collaborare poco dopo.

Il cadavere dell’uomo e’ stato trovato riverso nell’auto parcheggiata in via Umbria, nei pressi dell’abitazione della vittima, con il finestrino infranto dai proiettili.

Antonino Di Liberto, 49 anni, il fratello dell’ex sindaco di Belmonte Mezzagno ucciso stamane con colpi d’arma da fuoco, era un commercialista molto conosciuto in paese. Sposato e con tre figli, Di Liberto abitava in una villa che si era costruito da poco nei pressi del campo sportivo del paese, dove e’ avvenuto l’agguato.

Gli investigatori che indagano sulla morte di Antonino Di Liberto, seguono la pista mafiosa. L’inchiesta è assegnata alla Dda ed è coordinata dall’aggiunto Salvo de Luca.

Le modalità del delitto non lascerebbero dubbi sul contesto in cui l’aggressione è maturata, mentre dai primi accertamenti sembra escludersi un nesso con la parentela tra la vittima e il “pentito” Filippo Bisconti (i due erano cugini di secondo grado, ma non avevano rapporti stretti). Il cadavere dell’uomo, fratello dell’ex sindaco, è stato trovato riverso nella sua auto parcheggiata in via Umbria, nei pressi dell’abitazione della sua vittima. Di Liberto, che non avrebbe mai denunciato minacce, era incensurato e non risulterebbero suoi legami coi clan.

La vittima gestiva due studi di commercialista uno a Belmonte, l’altro a Misilmeri. A gennaio in paese c’era stato un altro delitto, probabilmente un regolamento di conti nel mondo della droga: la ripresa della violenza nella zona sarebbe collegata all’arresto dell’ex capomafia Bisconti, finito in manette nell’inchiesta sulla ricostituzione della Cupola di Cosa nostra, poi diventato collaboratore di giustizia.

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