Al sovraffollamento dei Pronto soccorso la Regione risponde con gli adempimenti contrattuali
Alla scoperta del pronto soccorso del San Giovanni di Dio: il racconto della giornalista Rita Baio
Sono le 21 di un normalissimo lunedì. Il marito di Emilia è al Pronto soccorso del San Giovanni di Dio dalle 7. Gli è stato somministrato un farmaco che gli ha causato una serie di effetti collaterali. Tutto il giorno senza cibo e acqua perché avrebbe dovuto fare degli esami. Intorno alle 22 arriva un infermiere per il prelievo. Adesso può nutrirsi. Alle 3;30 della notte tra lunedì e martedì, il paziente è ancora al Pronto soccorso. “Domani – dice Emilia – ci spostano in reparto”. Il ricovero avviene intorno alle 11 del martedì.
Alle 13, scrive la giornalista Rita Baio su La Sicilia, di quella normalissima giornata, Rosario varca la soglia del Pronto soccorso. E’ cardiopatico. Solitamente autonomo, quella mattina si è visto venir meno l’uso della gamba sinistra oltre ad altri sintomi di una patologia, pare, non esattamente diagnosticata. Tra esami ed accertamenti diagnostici, pochi a dir la verità perché i tempi di attesa tra un esame e l’altro si allungano a dismisura, Rosario viene ricoverato in Astanteria intorno alle 21.
Anche per lui la trafila è uguale a quella del marito di Emilia: senza acqua e né cibo, senza assumere i farmaci per la sua cardiopatia. Il papà di Claudia è al Pronto soccorso da sei ore “Sali e scendi tra Porto soccorso, Radiologia e Ortopedia – racconta Claudia – infermieri che non ci sono, medici che spariscono dalla circolazione e quando riappaiono ti dicono che hanno qualcosa di più urgente. Intanto, mio padre, impossibilitato a deambulare, è steso sulla barella in mezzo ai suoi escrementi”.
In nome del decoro dei pazienti, nessuno interviene. Se chiedi al personale sanitario il cambio di un pannolone sporco, ti rispondono “Lo faccia lei” e se spieghi che non lo hai mai fatto e da solo, nonostante diversi tentativi, non riesci, ti dicono “Perché non lo avete fatto quando eravate tutti insieme (il riferimento è ai familiari di Rosario ndr)? Io ho un’emergenza”. E in nome dell’emergenza si aboliscono cortesia e garbo.
Dalla richiesta di assistenza per un cambio di pannolone, trascorrono in media un paio d’ore. Sarà perché c’è carenza di personale? “Certo, il personale manca – afferma un operatore sanitario mentre spinge una barella – Manca anche l’organizzazione. Qua, ognuno fa come gli pare”. A Rosario hanno messo il catetere. La sacca con l’urina è sul pavimento, piena. Il paziente accusa bruciori e comincia a urinare sangue. Ed ecco la soluzione: “Le sacche le sostituiamo soltanto quando sono piene: devono raccogliere due litri di urina – afferma un’operatrice sanitaria – Adesso gli diamo una garza imbevuta di anestetico così il dolore gli passa. Non appena cambiamo la sacca, il sangue non si vedrà più”.
Il papà di Claudia è in un altro reparto, sta per tornare a casa. “Alle 12 – prosegue Claudia – chiedo a una infermiera se qualcuno può sostituire la sacca delle urine che ormai ha quasi raggiunto il livello massimo di capienza. Risposta: “Ora provvediamo”. Sono le 15:03 e nessuno è ancora venuto. Per completezza: alle 15:30 è arrivato il personale dell’ambulanza e gli ha sostituito la sacca”.
Durante i giorni di degenza, il padre di Claudia viene colpito da “tosse da ricovero”. La chiamano così. Ritornato a casa già da qualche giorno, la “tosse da ricovero” non accenna a passare. In Astanteria si contano dieci stanze per un totale di venti posti. Solo sulla carta. I pazienti, sulle loro barelle, trovano posto nel corridoio. I più fortunati dispongono di un paravento. Le sedie per i familiari che assistono i propri cari, ovviamente, sono contate. Un’infermiera di buon cuore porta una sedia a rotelle a una donna che altrimenti avrebbe trascorso la notte in piedi, accanto la barella con il proprio familiare, nel bel mezzo del corridoio. Al mattino passano i medici, ognuno con la propria diagnosi e altri accertamenti da fare. Questo è il Pronto soccorso con annessa Astanteria, al San Giovanni di Dio. La sanità è un diritto, per tutti. (LA SICILIA)
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