Sono trascorsi 33 anni dell’efferato omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, per tutti il “mastino”, ucciso il 4 aprile 1992 da un commando mafioso, lungo la bretella del viadotto Morandi, all’altezza del quartiere di Monserrato. Il suo sacrificio ha segnato profondamente la coscienza degli agrigentini e di tutti i siciliani onesti. Medaglia d’oro al valor civile, resta un simbolo di impegno nella lotta alla mafia. La mattinata è iniziata nel Santuario San Calogero con la celebrazione eucaristica alla presenza della figlia del maresciallo, Teresa, e le massime autorità civili e militari del territorio provinciale.
La Santa Messa è stata concelebrata dal cappellano militare della legione carabinieri Sicilia, don Salvatore Falzone e dal rettore del Santuario don Gerlando Montana Lampo. Presenti anche gli studenti del Liceo classico Empedocle.
Poco più tardi il corteo si è spostato nel luogo dell’agguato, dove si è svolta una breve ma toccante cerimonia commemorativa, alla presenza di un picchetto d’onore, e con le note del “silenzio” scandite dal trombettiere del 12° Reggimento carabinieri “Sicilia”. Dopo la benedizione impartita dal cappellano militare, il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, Nicola De Tullio, il sindaco Franco Miccichè, la figlia del sottufficiale, il questore Tommaso Palumbo e il sindaco di Menfi, hanno deposto una corona di alloro accanto alla lapide, che ricorda quella tragica e brutta pagina di storia agrigentina.
“Il 4 aprile per l’Arma dei carabinieri di Agrigento – dice il comandante provinciale, colonnello Nicola De Tullio – è una data molto importante, la sentiamo nel cuore perché ricordiamo un nostro caduto, il maresciallo Guazzelli, che è un simbolo della lotta alla mafia e delle capacità investigative che ha espresso nella sua carriera. Per noi è un riferimento dei valori di onestà, correttezza, dignità e dedizione, valori che ci lascia in eredità e che oggi stiamo onorando”.








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