di Stelio Zaccari
Avverto una grande confusione di azioni e di sentimenti su quanto sta avvenendo in questi giorni davanti alle nostre coste.
Si sta confondendo lo spirito umanitario con la giusta garanzia per la salute pubblica e si dimenticano i sacrifici fatti in nome di un’organizzazione dell’accoglienza a dir poco “pressappochistica” e che ha deciso di scaricare al Sud, Free Covid, il rischio di nuovi focolai.
Naturalmente ci riferiamo ai 28 casi di immigrati affetti da Coronavirus scaricati dalla Sea Watch 3 nel porto empedoclino. Uno è già stato trasferito nel reparto Covid di Caltanissetta mentre gli altri sono stati “isolati” in una zona rossa all’interno della nave in attesa di nuovi tamponi. Tutti nel frattempo, ovvero equipaggio della Moby Zazà, altri quasi 200 ospiti ed equipaggio della Sea Watch 3 restano in quarantena.
Quindi? Direte voi… Molto semplice. Per due settimane devono rimanere a pochi metri dalla costa agrigentina a fare…. niente. E allora mi pongo e vi pongo la prima domanda: perché devono rimanere qui, in un’area Covid Free, dove tra l’altro non abbiamo nemmeno una struttura sanitaria adeguata. Forse sarebbe meglio metterli in viaggio verso un porto del Nord dove possono venire trasferiti in ospedali attrezzati e con esperienza.
Ma il problema non è solo questo. Infatti in 24 ore sono arrivate a Lampedusa altre 255 persone che hanno già riempito l’hotpointmentre 117 sono state imbarcate sul traghetto per Porto Empedocle, dove sono giunte in serata. Per andare dove? E li ritornano le nebbie. La Moby Zazà è piena quindi? Siculiana, Villaggio Mosè? Pozzallo? Non si sa. In ogni caso non si conoscono le condizioni di salute e soprattutto di contagio. Vengono immessi sul territorio così, sic et simpliciter. I controlli dopo.
Altri 51 migranti sono stati soccorsi in mare dalla Ocean Viking e stanno per venire portati in Sicilia mentre la Mare Jonio dopo averne scaricati 67 a Pozzallo e subito ripartita per la sua 19^ missione umanitaria.
Insomma un afflusso quotidiano e consistente che viene affrontato dal Governo nazionale con la missione in Libia del ministro Di Maio che è andato a fare nuovi accordi con una parte del Governo, ovvero con quello di Al –Sarraj, mentre il presidente della Regione Musumeci, che aveva chiuso porti e aeroporti durante il Coronavirus ora chiede nuove navi quarantena tipo la Moby Zazà e proclama lo stato di calamità per Lampedusa e Linosa. Ma nel frattempo anche ad Agrigento arriva un barchino con 11 persone a bordo. Anche questo, come quelli che arrivano a Lampedusa, vengono dalla Tunisia e non c’entrano niente con le Ong e con la Libia. Insomma è un assedio legato probabilmente anche alle notizie che sono state diffuse che qui c’è bisogno di manodopera.
Ma in questo delirio collettivo chi viene messo in serio pericolo è la popolazione indigena. A Siculiana c’è stata una prima protesta, ora la contestazione nasce a Mondragone, nel Casertano. Non credo ci voglia una rivolta per far capire a chi ci governa, che occorre un piano sicurezza prima ancora di un piano di accoglienza. Altrimenti c’è il rischio di un ritorno dei contagi da coronavirus in una popolazione che ha fatto di tutto per cautelarsi e che ora sta abbassando le proprie difese credendo di potere tornare alla normalità