A Ferragosto sembra quasi obbligatorio parlare di vacanze: Di quel periodo, pur limitato nello svolgimento normale della vita, che tuttavia può assumere un’importanza grandissima, non solo per riposarsi ma anche per lo sviluppo intellettuale e morale dell’uomo. Allora, forse, è il caso di parlarne non solo come pura e semplice occasione di divertimento, sia pur legittimo. La lettura d’un libro, la possibilità di assistere ad uno spettacolo, l’esperienza di un viaggio, la nascita di un’amicizia, ed anche, in certi casi, una disavventura, possono avere infatti un’efficacia pedagogica, che vale e talora supera quella di qualunque scuola.
In questo senso le vacanze non hanno soltanto uno scopo utile per il ristoro e per lo sviluppo delle forze fisiche, e neppure un’incomparabile virtù formativa mediante il contatto con le pagine della natura, ma hanno anche uno scopo spirituale. Quando mai l’uomo pensa in se stesso, quando si riconosce persona, quando sfiora, per sentirne l’ebbrezza o il timore, la profondità, la problematicità del proprio essere, se non nei momenti liberi e solitari della propria coscienza? Le vacanze non sono soltanto una bellissima pausa, che interrompe con un godimento fisico ed esteriore la monotonia del proprio lavoro, ma sono, altresì ed ancor più, un incontro dell’uomo con se stesso, con la propria esistenza.
Un invito, dunque, a coloro i quali si possono permettere le vacanze, affinché possano approfittare di questo momento propizio per una riflessione fondamentale sull’impegno della propria vita e per verificare se si svolge su quella linea che ne classifica l’intelligenza, il merito, la speranza. Solo così chi va in vacanza non avvertirà il disagio di sapere che tante persone non possono condividere questa opportunità per i più diversi motivi: problemi di salute, di lavoro o economici.