Il Malloppo (Loot), una commedia nera, irriverente e sfacciata, capolavoro di Joe Orton, genio sovversivo della drammaturgia britannica degli anni Sessanta, ha conquistato il pubblico del Teatro Pirandello di Agrigento. Risate frequenti, applausi per lo spettacolo in una serata teatrale carica di ironia tagliente e trovate grottesche.
Il successo dello spettacolo si deve alla brillante combinazione di testo dissacrante, una regia ispirata e un cast di valore. Una produzione all’altezza della sua complessità. La platea del Teatro Pirandello ha riconosciuto nella commedia di Orton una rara combinazione di intelligenza e provocazione, di leggerezza e riflessione.
La regia di Francesco Saponaro è stata costruita con ritmo e ironia in equilibrio perfetto. Il lavoro del regista è stato fondamentale per tenere insieme le molteplici anime dello spettacolo. Quella di Orton è una dark comedy dai toni farseschi e dalla comicità dissacrante, ma è anche una critica spietata alla società inglese degli anni Sessanta e la regia ha saputo esaltare il dialogo serrato e surreale, costruendo un ritmo incalzante che tiene lo spettatore sospeso tra risata e inquietudine.
Saponaro ha scelto di non edulcorare il testo, ma anzi di accentuarne l’assurdità e la crudezza, con scene che evocano il teatro dell’assurdo e atmosfere quasi da incubo.
Il successo de Il Malloppo al “Pirandello” si deve anche all’eccellente prova attoriale del cast. In testa Gianfelice Imparato, perfetto nel ruolo dell’ispettore Truscott, poliziotto paranoico e sgangherato, che regala momenti di grande comicità fisica e verbale. Marina Massironi interpreta una Fay seducente e manipolatrice, giocando abilmente tra sorriso angelico e freddezza calcolatrice.
Accanto a loro, Giovanni Franzoni è un Dennis cinico ma goffo, Giuseppe Brunetti dà a Hal una dimensione ambigua e tagliente, mentre Davide Cirri offre al signor McLeavy la giusta dose di rigore morale e candore disarmato. La chimica tra gli attori è palpabile, e ogni scena è un piccolo duello verbale in cui la battuta giusta arriva sempre al momento giusto.
Il comparto visivo dello spettacolo ha contribuito a creare un’atmosfera perfettamente coerente con il tono della commedia. Le scenografie di Luigi Ferrigno ricostruiscono l’interno di una casa borghese con dettagli che diventano gradualmente inquietanti, tra mobili spostati e oggetti fuori posto. La bara al centro della scena diventa elemento totemico, simbolo e trappola narrativa.
I costumi firmati da Anna Verde sottolineano il contrasto tra apparenza e realtà: l’infermiera è vestita con candore ingannevole, l’ispettore alterna travestimenti sempre più ridicoli. Le luci di Antonio Molinaro accompagnano il passaggio dalla farsa alla tensione, evidenziando i momenti più surreali con tagli netti e ombre marcate.






Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
