Successo straordinario alla Valle dei Templi: affluenza record in occasione dell’ingresso gratuito
Effetto Telamone alla Valle dei Templi. In occasione della prima domenica del mese e il conseguente ingresso gratuito, in tantissimi si sono recati alla valle desiderosi di ammirare il risultato del nuovo progetto condotto dal Parco Archeologico. La vicenda ha suscitato grande interesse mediatico, con giornali nazionali e internazionali che ne hanno parlato ampiamente. Perfino il The Guardian ha dedicato un articolo all’evento, intitolato “Statua dell’Atlante a lungo sepolta innalzata per custodire ancora una volta il Tempio di Zeus in Sicilia”.
Contrariamente a quanto molti possano pensare, va precisato che questa statua non è il Telamone che per anni ha attirato l’attenzione dei visitatori, posizionato sdraiato a pochi passi di distanza e che rimane al suo posto. Neppure è quella che si trova con maestria esposta al Museo Archeologico Pietro Griffo. In realtà, nel corso degli anni, gli archeologi hanno riportato alla luce reperti sufficienti per assemblare ben dodici diverse figure di Telamoni. Questi imponenti giganti erano un tempo i pilastri del tempio di Giove, reggendo con le loro braccia possenti gli architravi che sovrastavano il maestoso tempio di Zeus Olimpio.
La statua è stata ricostruita prendendo blocchi di arenaria e impilando ogni pezzo su scaffali attaccati a una struttura metallica.
Nel 1920, l’archeologo Pirro Marconi portò alla luce vari manufatti che portarono alla ricostruzione del primo Atlante, che è conservato all’interno del Museo Archeologico di Agrigento.
Nel 2004, il parco della Valle dei Templi ha lanciato una vasta campagna di ricerca guidata dall’Istituto archeologico tedesco di Roma e supervisionata da Heinz-Jürgen Beste. Questo studio, oltre a fornire nuove intuizioni sul monumento, ha portato alla meticolosa catalogazione di altri 90 frammenti appartenenti ad almeno otto diversi Atlanti e alla decisione di assemblare un nuovo Atlante, pezzo per pezzo, e posizionarlo in posizione verticale di fronte al Tempio di Zeus.
Roberto Sciarratta, direttore del parco della Valle dei Templi, ha dichiarato: “L’idea era di riposizionare uno di questi Atlanti di fronte al tempio in modo che possa servire da guardiano della struttura dedicata al padre degli dei”.
La Valle dei Templi è ora un sito del patrimonio mondiale dell’Unesco e il più grande parco archeologico del mondo, che copre 1.600 ettari (3.950 acri) e presenta le rovine di sette templi, le mura della città, un cancello d’ingresso, un’agorà, un forum romano, nonché necropoli e santuari.
La vicina città-stato di Akragas era uno dei principali centri abitati della regione durante l’età dell’oro dell’antica Grecia.
Costruiti su un’alta cresta nell’arco di 100 anni, i sette templi rimangono tra i più magnifici esempi di architettura greca. Nel V secolo, più di 100.000 persone vivevano lì. Secondo il filosofo Empedocle, “festerebbero come se morissero domani e costruirebbero come se vivessero per sempre”.
La città fu distrutta nel 406 a.C. dai Cartaginesi, e la sua prosperità non tornò fino all’ascesa di Timoleone alla fine del III secolo a.C. Durante le guerre puniche, i Cartaginesi difesero l’insediamento contro i Romani, che assunsero il controllo della città nel 210 a.C.
Durante l’epoca romana, la città – ribattezzata Agrigentum (successivamente nota come Girgenti) – subì un periodo di monumentale riqualificazione urbana con nuovi edifici pubblici, tra cui almeno due templi.
La statua si erge sopra ciò che rimane del tempio stesso: un’ampia piattaforma di pietra, ammucchiata con pilastri cadute e blocchi di pietra.
“Il lavoro che abbiamo svolto sull’Atlante e sull’area olimpica fa parte della nostra missione di proteggere e migliorare la Valle dei Templi”, ha affermato Sciarratta. “Riportare alla luce questi colossi di pietra è sempre stato uno dei nostri obiettivi primari”.