Dei 14 imputati, in 7 sono giudicati con il rito abbreviato, le posizioni di 4 sono state stralciate e saranno giudicate separatamente, mentre altri 3 sono stati rinviati a giudizio. Questo l’esito dell’udienza preliminare dinnanzi al Gup del Tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, del procedimento scaturito dall’inchiesta “Dark Community”, che ipotizza un giro di spaccio di droga e maltrattamenti in una comunità di Favara. Il pubblico ministero Paola Vetro, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a dodici anni e sei mesi di reclusione per Chyaru Bennardo, 40 anni di Favara; sei anni per Carmelo Cusumano, 52 anni di Favara; quattro anni per Emanuele Luigi Capraro, 24 anni di Agrigento; quattro anni per Gaetano Lombardo, 47 anni di Favara; sei anni per Carmelo Nicotra, 38 anni; tre anni per Salvatore D’Oro, 50 anni e quattro anni e quattro mesi per Giovanni Colantoni, 27 anni.
Il Gup del Tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, ha rinviato l’udienza al 14 marzo per le arringhe difensive e la sentenza. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Daniele Re, Salvatore Cusumano, Monica Malogioglio, Fabio Calogero Inglima Modica, Ivana Rigoli, Daniela Posante e Vincenzo Caponnetto. Gli imputati complessivamente sono 14. Altri tre sono stati rinviati a giudizio: Antonio Presti, 37 anni; Calogero Rizzo, 36 anni e Giuseppe Papia, 64 anni, tutti di Favara. La prima udienza, davanti ai giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, è in programma il 14 dicembre.
La posizione di quattro imputati è stata invece stralciata e verrà giudicata separatamente: si tratta di Paolo Graccione, 45 anni nato in Germania; Antonio Emanuele Gramaglia, 29 anni; Gaetano Gramaglia, 33 anni; Fiorella Bennardo, 43 anni di Favara. Tra le contestazioni anche un ricatto a sfondo sessuale con la minaccia di diffondere video e immagini compromettenti. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, una struttura che si sarebbe dovuta occupare del recupero di persone con problemi psichici e di tossicodipendenza. Ma – secondo l’accusa – si è rivelata una centrale di spaccio di cocaina, hashish, marijuana e metadone. E chi non riusciva a pagarla avrebbe saldato il debito con prestazioni sessuali.
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