L’appello arriva direttamente dal maestro Silvio Benedetto: “Salvate la mia “Divina Commedia” prima che sia troppo tardi!”. Il parco della Divina Commedia di Campobello di Licata, detto anche “La valle delle pietre dipinte”, è un parco urbano alla periferia della cittadina costituito da 110 grandi massi, dipinti da Silvio Benedetto su tutte le facciate, sul tema della Divina Commedia. La grande opera artistica, che trasformò una discarica in un’operazione di land art unica nel suo genere, nacque alla fine degli Anni Ottanta come visionario progetto voluto dall’amministrazione di Calogero Gueli. Oggi, a decenni di distanza però, la grandiosa opera, nonostante continuino le visite guidate per le scolaresche e i turisti, si trova in uno stato di abbandono, con alcune delle pietre danneggiate o vandalizzate, l’erba alta e l’impossibilità di arrivare in alcuni punti del parco. «La Valle delle pietre dipinte – spiega il Maestro Benedetto – fu consequenziale all’impulso di rinnovamento che partì proprio negli Anni Ottanta. Campobello di Licata, per ragioni geografiche e storiche, poteva essere in grado di potenziarsi principalmente attraverso l’incentivazione dell’agricoltura e un rinnovamento degli spazi pubblici, soprattutto con la creazione di piazze, ma anche di strutture destinate alla cultura, all’arte e allo sport, di pari passo con uno spiccato senso del sociale, concepiti come una sorta di “piano regolatore della bellezza. Così si attuò, e così fu indicata, Campobello “Città d’arte”, denominazione un po’ altisonante, tuttavia meritata dato l’ampio rinnovamento artistico urbano. Le piazze che creammo, non furono soltanto opportunità di agorà, di passeggio e libero utilizzo per anziani e bambini, ma anche ‘vetrina’ per attività commerciali. Consideriamo anche l’indubbia valorizzazione del paese grazie all’apporto di un criterio architettonico-artistico pregiato (utilizzo della pietra, sculture, mosaici, elementi di arredo progettati ad hoc ossia non standard, murales…), creativo pur sempre nel rispetto della mediterraneità e della precipua personalità del luogo”. Attualmente il parco della Divina Commedia, che continua ad essere un vanto per Campobello, una sorta di biglietto da visita, “soffre di incuria amministrativa e popolare” – dice Benedetto, e necessiterebbe di un’operazione di restauro che solamente lui, nonostante i suoi ottant’anni, è in grado di fare. “L’itinerario da me creato per percorrere i canti – continua Benedetto – ha sofferto una malaugurata alterazione, causata dall’infelice ristrutturazione, in passato, del Parco. Si è ignorata la mia segnalazione di far salire i visitatori dal parcheggio attraverso una scalinata particolare verso l’inizio dell’opera, ossia accedendo (come nell’opera dantesca) dalla “selva oscura” per poi trovarsi dinanzi l’inquietante masso “perdete ogni speranza…”. È stato quindi stravolto il senso originario di “arte nel territorio”: nell’ “Inferno” ho realizzato un cammino in lavica macinata costeggiato da rovi; nel “Purgatorio” una lenta salita calpestabile in terriccio e bassole accompagnata da vegetazione ‘neutra’; nel “Paradiso” una viabilità serena con trionfo di fiori. Quella ristrutturazione del passato (avvenuta senza consultare l’artista) ha stabilito un ibrido di contenuti e linguaggio, alterando i ‘percorsi emotivi’ originariamente offerti ai visitatori ed ha tradito la concezione artistica di ‘libero itinerario’ con percezione visiva multipla e inter-relazionale”. “Mike Bongiorno parlò delle pietre dipinte nel suo noto quiz televisivo – ricorda Silvio Benedetto – e Matteo Collura le inserì nella Guida “Sicilia Sconosciuta” edizione Rizzoli; i media locali e nazionali si sono largamente occupati di quest’opera, ma purtroppo Campobello di Licata non è nemmeno riuscita a collegarla con le celebrazioni del 700° anniversario della morte di Dante”. Oggi Silvio Benedetto fa appello alla gente di Campobello: “Al di là di ogni cosa, al di là dei sogni, difendete un’opera che porta ritratti, i volti di vostri parenti, di vostri amici, insomma della “gente del paese” (così come dal murales della scuola Edison ci sorridono i volti dei bambini campobellesi sin dalla metà degli anni ‘80). Difendete un’opera rara nel mondo – conclude l’artista – che può ancora portare alta la voce del vostro e nostro paese!”
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