“Alla vigilia della celebrazione della festa della Polizia, sembrerebbe già in dirittura di arrivo l’applicazione di un progetto di razionalizzazione dei presidi di polizia che di fatto determinerà la chiusura definitiva di una importante specialità della Polizia di Stato”. Lo dichiara in una nota il SILP CGIL che ribadisce la netta contrarietà rispetto ad un decreto che chiude la Polizia delle telecomunicazioni di Agrigento.
“Non si può smantellare una delle eccellenze della Polizia in nome di una razionalizzazione inutile ed un risparmio economico praticamente inesistente. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza avrebbe deciso di chiudere il 70% dei presidi territoriali della Polizia Postale nei prossimi mesi”. Questo quanto diramato dalla Nostra Segreteria Nazionale che considera la decisione presa dal Dipartimento “inopportuna e che in alcun modo si può condividere”.
“Con sconcerto- si legge- abbiamo visionato la proposta della “NUOVA ARCHITETTURA DELLA POLIZIA POSTALE E COMUNICAZIONE”, che prevedrebbe la chiusura della Sezione di Agrigento. Dilungarsi sull’inutilità ed il danno conseguente la soppressione della Sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni nella Nostra Provincia nel 2017, nell’era della digitalizzazione, della comunicazione online, del cyberbullismo, pedopornografia, ecommerce, cyber guerra, la si considera un’offesa all’intelligenza di chi vive il proprio tempo. Chiunque può percepire quanto il disegno dai tratti surreali non risolverebbe l’endemica carenza di organico della Questura di Agrigento, ma penalizzerebbe fortemente ed esclusivamente la dilagante necessità del concetto di sicurezza legato alla rete, pertanto impossibile prescinderne in epoca di terrorismo internazionale, bitcoin e deep web. Privare la cittadinanza di un Ufficio di Polizia dedicato non solo alla repressione e prevenzione dei reati informatici ma anche alla Comunità dei nativi digitali attraverso l’intensa attività di sensibilizzazione che, in sinergia con gli Istituti scolastici, il tavolo prefettizio antibullismo, funge da molti anni da filtro interattivo con una generazione spesso disarmata nell’approccio “legale” con la rete”. Spezzare questo filo rosso con la realtà virtuale che quotidianamente ci accompagna- conclude il Silp Cgil- significherebbe retrocedere al paleolitico e negare un servizio alla società civile di una Nazione mentre il mondo digitale evolve alla velocità della luce”.