Schifani anticipa il rientro da Bruxelles: giunta straordinaria e scontro frontale con La Vardera
Un rientro in anticipo, all’alba, con il primo volo per Palermo e un obiettivo segnato in rosso: ricompattare la maggioranza dopo le tensioni esplose con l’inchiesta su appalti e corruzione che ha travolto politici e dirigenti della sanità siciliana.
Il presidente della Regione Renato Schifani, rientrato da Bruxelles dove ha incontrato il commissario europeo Raffaele Fitto, si prepara a convocare una riunione straordinaria di giunta per riaffermare la linea del rigore e portare in porto la Finanziaria entro l’anno.
Da Palazzo d’Orléans escludono rimpasti, ma si parla di “decisioni importanti”. Nel mirino, le posizioni di Alessandro Caltagirone, direttore dell’Asp di Siracusa e tra i nomi centrali dell’indagine (già autosospesosi), e di Maria Letizia Di Liberti, dirigente del Dipartimento Famiglia. Nessun cambio invece alla Protezione civile, dove Salvo Cocina, pur citato nelle carte, non risulta indagato.
Schifani rivendica «responsabilità, determinazione e concretezza» e afferma di voler onorare l’impegno assunto con i siciliani tre anni fa.
Intanto, la tensione politica sale di tono. A incendiare il dibattito è stato un post di Ismaele La Vardera, vicepresidente dell’Ars e deputato di Sud Chiama Nord, che aveva scritto:
«Domani sarà una lunghissima giornata per il futuro della Sicilia. Pare che Schifani sia ad un passo dalle dimissioni, liberando la Sicilia da tutto lo schifo cui stiamo assistendo e che ci sta rendendo lo zimbello d’Italia. Pare che la posizione di Meloni sia stata determinante. Sarà così? Domani vi dirò. Noi siamo pronti a liberare la Sicilia. Ci vediamo martedì 11 alle 15 a Piazza Indipendenza sotto la Presidenza della Regione».
Una ricostruzione che il governatore ha bollato come “giornalismo falso e creativo allo stato puro”:
«Storie spettacolari, fonti invisibili e verifiche rimandate a data da destinarsi. Ma in fondo, se La Vardera le controllasse davvero, ci toglieremmo tutto il divertimento».
Il deputato non ha esitato a replicare, attaccando frontalmente Schifani:
«Il governatore è rimasto in silenzio per giorni e poi esce sui social per attaccare me, manco fosse un ragazzino che fa i dissing. Si ricordi di essere il presidente della Regione siciliana e venga in Aula a riferire sul totale fallimento del suo governo, dopo aver lasciato la Sicilia in mano a dei banditi. Quando vuole sono disponibile a un confronto pubblico, in Parlamento e non su Facebook».
E ancora:
«Io non faccio giornalismo, esercito il mio ruolo da parlamentare. Se nel farlo racconto le sue nefandezze, se ne faccia una ragione. Che la Sicilia stia affondando non è una fake news: se ne sono accorti tutti, tranne lui».
Intanto, a Palazzo dei Normanni, si è tenuto un vertice di maggioranza durato quattro ore. Nessun riferimento diretto all’inchiesta, ma massima attenzione alle conseguenze politiche. In cima all’ordine del giorno, il budget da 200 milioni per i collegi elettorali e i fondi per i forestali.
Il leghista Vincenzo Figuccia parla di «un’importante opportunità per lo sviluppo economico» e chiede «40 milioni per garantire 27 giornate lavorative in più».
Dall’opposizione, però, il Movimento 5 Stelle torna all’attacco. Il capogruppo M5S Antonio De Luca attacca: «Schifani non ha ancora avuto il coraggio di metterci la faccia e venire in Aula per dire come intende andare avanti. Le notizie di questi giorni restituiscono l’immagine di una Regione allo sbando, tra affari loschi e concorsi truccati».
Intanto, oggi alle 17 davanti all’assessorato alla Famiglia, il Pd scenderà in piazza con la manifestazione dal titolo: «Cuffaro, Romano, Schifani, mandiamoli via».
«Mandiamo via chi ha già distrutto la Sicilia una volta e vuole riprovarci — attacca il Pd — chi usa gli assessorati come centrali di scambi e favori, chi fa della sanità un affare sulla pelle dei cittadini, chi trucca i concorsi umiliando i meritevoli e premiando i raccomandati».
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