La collaborazione tra la Fondazione Orestiadi e le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento si interrompe tra le polemiche fra la nuova presidente, Francesca Maria Corrao, e l’ex presidente, uno dei personaggi politici più in vista della provincia, Calogero Pumilia. “L’impegno della fondazione ad Agrigento era legato alla volontà di chi mi ha preceduto, che ha operato in modo autonomo con la nostra massima fiducia, ma non è riuscito a fare rientrare la fondazione nelle attività della Capitale della Cultura”, dichiara la presidente Corrao. Le Fabbriche Chiaramontane nell’ultimo anno sono diventate uno dei centri nevralgici della vita culturale agrigentina e la Fondazione Orestiadi ha portato con sé una cinquantennale esperienza che ha arricchito l’offerta culturale della città. Ma nonostante ciò, come è accaduto ad altre realtà culturali della Città dei Templi, la Fondazione Agrigento Capitale della Cultura non ha adeguatamente valorizzato il ruolo di questa istituzione. Ricordiamo che la Fondazione Orestiadi, nata nel 1992 a Gibellina, è conosciuta per il suo impegno nella promozione dell’arte e della cultura contemporanea, con particolare attenzione al dialogo tra le tradizioni mediterranee. Ha svolto un ruolo fondamentale nella rinascita culturale della Valle del Belìce dopo il devastante terremoto del 1968, trasformando Gibellina in un laboratorio creativo con iniziative come il Museo delle Trame Mediterranee e le celebri Orestiadi, festival internazionale di teatro, musica e arti visive.
In tutto ciò l’onorevole Calogero Pumilia, che ha guidato la Fondazione per molti anni, ha avuto un ruolo molto importante. Ma per il consiglio di amministrazione della Fondazione la decisione di portare questa esperienza ad Agrigento sarebbe stata errata e Pumilia è stato costretto a lasciare la presidenza. “Complessivamente la gestione della Fondazione ad Agrigento non ha avuto la capacità di creare valore aggiunto agli standard delle nostre attività. Pertanto, dovendo salvaguardare prima di tutto i conti della Fondazione ed i contratti dei lavoratori, si è deciso di interrompere”, precisa la neopresidente della Fondazione Orestiadi. Gibellina, dove la Fondazione Orestiadi opera da molti anni, sarà la “Capitale italiana dell’Arte contemporanea” per l’anno 2026 e a quanto pare l’amministrazione della Fondazione intende soprattutto dedicare anche le proprie risorse economiche e non solo quelle umane a questa importante occasione. E infatti la presidente Corrao conclude sottolineando: “La nostra disponibilità è stata piena, abbiamo anche prorogato di un mese la mostra di Canzoneri.
Beniamino Biondi, che per noi sarebbe il responsabile per le attività culturali presso le Fabbriche Chiaramontane è poco coordinato con noi, mentre dobbiamo rispondere al numero crescente di visitatori con l’apertura del museo delle Trame Mediterranee a tempo pieno. Il nostro personale è molto impegnato a lavorare al meglio per Gibellina capitale dell’arte contemporanea, dove già sono avviati gli allestimenti per Gibellina photoroad, con il progetto dei monasteri dell’arte, con la Mostra e il premio Illustramente per i giovani e non ultime con le Residenze di importanti artisti, con due Convegni e con il Festival delle Orestiadi Il nostro primo obiettivo è quello di contribuire al meglio a preparare le attività in vista di Gibellina capitale dell’arte contemporanea”. Ma per l’onorevole Calogero Pumilia le cose stanno ben diversamente: “Abbiamo scelto con decisione unanime del consiglio di amministrazione di venire ad Agrigento e avevamo fatto il contratto d’affitto con la Curia prima che il governo decidesse di assegnare alla città il titolo di Capitale della Cultura. Avevamo stilato una convenzione con l’Ente Parco archeologico, che ci ha assicurato un contributo finanziario e lo stesso avevamo fatto concordato con l’Amministrazione comunale. Anche a motivo della nuova sede di Agrigento, avevamo ottenuto un finanziamento aggiuntivo dalla Regione per 250 mila€. a beneficio della Fondazione Orestiadi, che volevamo espandere per dare ulteriore valore alle attività da realizzare”. Per Agrigento si tratta comunque dell’ennesima occasione perduta.
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