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Home » Chiesa » Mons. Alessandro Damiano: “San Gerlando un illustre emigrato”

Mons. Alessandro Damiano: “San Gerlando un illustre emigrato”

Redazione Di Redazione
26 Febbraio 2023
in Chiesa, dalla città, evidenza
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Agrigento festeggia il suo Patrono. L’arcivescovo Mons. Alessandro Damiano, ha scritto un messaggio a tutta la comunità ecclesiale e civile. Ecco il testo integrale.

Da parte dei fedeli di Agrigento, ancora oggi, il nome di San Gerlando viene invocato a difesa di calamità naturali. San Giullannu senza ddannu cioè “San Gerlando difendici dal danno o dai danni”, quali tempeste, fulmini e tuoni. Oggi nel giorno dedicato al vescovo Gerlando, mons. Alessandro Damiano, ha rivolto a tutta la comunità ecclesiale e civile, una “parola di consolazione in tempi di crisi finanziaria, pandemia e guerre”. “I tempi che stiamo vivendo sono «tempi duri»: crisi finanziaria, pandemia, guerre”, scrive l’arcivescovo. “Una possibile etimologia del termine «consolare» è «stare con chi è solo». Il vescovo di Agrigento non vi lascia soli. Scrivendovi questo messaggio – continua- spero proprio di «consolarvi», di farmi vicino a ciascuna e a ciascun agrigentina/o della Città e dell’intera Diocesi.

Desidero ricavare dalla vicenda terrena di San Gerlando alcuni «segnali di pista» utili, ritengo, per il nostro camminare nell’oggi.” Tre segnali che mons. Damiano riassume in tre parole: migrazione, evangelizzazione, rigenerazione. Ed ecco che ne spiega il significato:

“Migrazione. Gerlando, lo si sa, non era un agrigentino di nascita e nemmeno un siciliano. Potremmo definirlo un «illustre emigrato». Nativo di Besançon, in Francia, approda nelle nostre terre dopo l’entrata dei normanni guidati da Ruggero I degli Altavilla il 25 luglio 1086 divenendo in seguito vescovo di Agrigento.

Gerlando è dunque un’emigrante che si incultura e integra. Oggi la nostra diocesi e provincia è, specialmente a Lampedusa, luogo d’approdo di emigrati. L’immigrazione comporta accoglienza e integrazione. Non basta accogliere «spazialmente», ci ricorda la vita di san Gerlando, ma occorre fare il possibile per favorire un’integrazione sociale e una inculturazione, un dialogo tra culture. 

Potrebbe destare meraviglia come la cultura cristiana, che da due millenni è parte integrante dell’identità europea, non abbia influito sul modo di vedere il fenomeno migratorio. La costruzione di frontiere costituite da barriere fisiche, pregiudizi, presunzione di superiorità culturale e finanziaria, dalla paura del diverso, è uno dei sintomi più evidenti di quelle che il Papa chiama «le ombre di un mondo chiuso».

Al migrante non cristiano siamo in dovere di mostrare una comunità coerente con il Vangelo che predica e celebra.

 Evangelizzazione. Gerlando ha evangelizzato le nostre terre, ossia ha annunciato la persona di Gesù, crocifisso e risorto da morte, figlio di Dio fatto uomo. L’annuncio cristiano, proclamando il fatto dell’incarnazione, comporta come «effetto collaterale» l’annuncio della dignità insopprimibile di ogni uomo e di ogni donna, della vita umana, di ogni vita umana, di ogni persona.

Rigenerazione. San Gerlando è considerato il rifondatore della diocesi agrigentina, dopo la presenza musulmana dal 829 al 1086. La situazione economica e sociale non era florida. Eppure Gerlando si è «rimboccato le mani», ha ricominciato rigenerando e dando speranza. È l’uomo del ri-cominciare, del nuovo inizio, della ri-generazione. In breve: Gerlando è l’uomo della speranza! Ma affinché ciò non sia solo un sogno, occorre la collaborazione di tutti e di ciascuno. Occorre inter-azione. 

Abbiamo bisogno – Istituzioni civili, Comunità ecclesiale, Associazioni di categoria,  Volontariato, uomini e donne di buona volontà – di dialogo per ritrovare il senso autentico della Città e della sua vivibilità, della casa comune, di una rinnovata passione per l’uomo. Riscoprire il senso pieno del diritto-dovere del lavoro, e di organizzarlo in termini di sicurezza, combattendo la disoccupazione, aprendo prospettive ai giovani. Superando la mentalità mafiosa che ancora connota tanti dei nostri atteggiamenti; penso al ruolo della scuola quando Bufalino scrive che «la mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari». Gerlando ci ricorda – conclude l’arcivescovo di Agrigento- che l’immigrazione è integrazione, l’evangelizzazione è promozione, la rigenerazione è interazione! Auguri, dunque. Che San Gerlando continui a pregare e a intercedere per noi.”

 

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