“Emerge un quadro sicuramente allarmante, è chiaro che il fenomeno mafioso esiste, ne abbiamo prova dalla sedimentazione di alcune informazioni, che abbiamo analizzato, e che derivano dalle ultime operazioni più importanti del semestre del primo semestre dell’anno scorso. Stiamo parlando dell’operazione “Oro Bianco”, “Xydi” e “Waterloo”. Così nel corso della conferenza stampa, il responsabile della Dia di Agrigento Roberto Cilona, su quanto emerge dalla relazione del primo semestre del 2021.
“Dalle ultime operazioni è venuto fuori come la governance delle attività criminali era diretta da soggetti sottoposti a misure alternative alla detenzione — continua ancora il capo della Dia -. E’ emerso ancora in maniera evidente, che ancora oggi la mafia agrigentina sembra prediligere quei mercati illeciti, come gli stupefacenti, ma anche leciti come l’ortofrutta. Una agromafia che non è mai cambiata, e che in maniera parassitaria si interessa prevalentemente delle intermediazioni. E’ emersa inoltre la carenza di adeguati controlli sui regimi di 41 bis, tant’è che l’ergastolano Giuseppe Falsone era libero di potere comunicare con l’esterno in maniera agevole. Ed ancora in modo insidioso la volontà da parte dell’agire mafioso di sfruttare le garanzie costituzionali del sistema giudiziario come vulnerabilità. Quindi ad esempio avvicinarsi all’avvocato per attirarlo dalla propria parte e renderlo un ‘fantoccio’ nelle mani del crimine organizzato”.
“Sicuramente nella fase relativa allo sfruttamento economico di questo momento di crisi dovuta al Covid e di ripresa, vi sarà una importante vulnerabilità di cui la mafia cercherà di approfittare – ha aggiunto ancora Cilona – . Mi riferisco alla mole di denaro prevista per i piani di risanamento. Non è una novità che i flussi di denaro provenienti da Stato, Regione e Comunità europea sono da sempre una delle mire principali della mafia”.
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