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Home » Teatro » Rassegna teatrale Mariuccia Linder: in scena “Anna e le altre” alla Posta Vecchia

Rassegna teatrale Mariuccia Linder: in scena “Anna e le altre” alla Posta Vecchia

Redazione web Di Redazione web
31 Gennaio 2019
in Teatro, Eventi
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Teatro della Posta Vecchia Agrigento. 9 e 10 febbraio 2019.

Rassegna teatrale Mariuccia Linder: in scena “Anna e le altre”.

 

Sabato 09 febbraio 2019 alle ore 21:00 e domenica 10 febbraio 2019 alle ore 18:00 al Teatro della Posta Vecchia di Agrigento, sesto appuntamento con la rassegna teatrale organizzata dall’Associazione Culturale TeatrAnima di Agrigento “Mariuccia Linder – Una vita per il teatro il teatro per la vita”,  dedicata a Mariuccia Linder, attrice agrigentina prematuramente scomparsa nel maggio del 2011. In scena ANNA E LE ALTRE, studio teatrale da Anna Cappelli di Annibale Ruccello. Con Ida Agnello, Rita Balistreri, Antonella Danile, Alessia Di Santo, Claudia Frenda, Zaira Picone, Consilia Quaranta, Giusi Urso e con Salvo Preti. Adattamento, scene e regia Salvatore Di Salvo. Produzione Associazione Culturale TeatrAnima – TeatrAnimaLab Agrigento

 

Posto unico € 10,00

Info e prenotazioni: Teatro delle Posta Vecchia Agrigento: 0922 26737

Associazione Culturale TeatrAnima Agrigento: 3270044269

 

Annibale Ruccello (drammaturgo napoletano scomparso nel 1986, proprio nello stesso anno della stesura del testo) con Anna Cappelli scava nell’animo femminile e universale, lavorando su sentimenti estremi quali astio, frustrazione, rancore, per raccontare al pubblico una storia al limite della realtà e al tempo stesso iperrealista, dove il desiderio di possesso prima avvolge la protagonista e poi la travolge. È sempre “nera” la materia che Ruccello tratta nei suoi testi: la violenza e l’ossessione di personaggi che vivono una solitudine aggressiva, ignorante e superstiziosa. Ruccello ha avuto però la capacità di elaborare un testo ironico, sebbene cinico e drammatico ed il capolavoro sta proprio in questa miscela.

Sono gli anni del boom economico ma non per Anna, costretta ad abbandonare la sua famiglia, la sua casa, il suo ambiente, per andare a lavorare e vivere in un “altrove” dove non rintraccia nulla del suo passato. “Deportata” in una terra straniera ed inospitale, con ormai nulla alle spalle, ad Anna non resta che cercare di travestirsi, di presentarsi con una nuova identità, nella speranza di poter essere accettata e anche di potersi costruire un nuovo futuro.

Anna (che in questo adattamento verrà impersonata da sette diverse attrici) affronta un viaggio soprattutto interiore, il percorso di un’esistenza, spesso molto diversa dalle aspettative, dai sogni e dai desideri più reconditi. Un viaggio pervaso dall’incapacità di adattarsi agli eventi che si succedono, nel nevrotico pensiero di riuscire a possedere qualcosa che la faccia essere degna di rispetto agli occhi degli altri. E in questo viaggio interiore, l’apparenza di donna provinciale, ingenua e perbenista, si dissolve nel dipanarsi degli eventi.

Anna spazia in lungo e in largo dentro i suoi trascorsi quotidiani e di vita, in mezzo ad altre figure evocate: i genitori, le sorelle, la signora Tavernini (proprietaria e coabitante di un appartamento che Anna vive come una prigione) ed infine il ragioniere Tonino, che personifica l’amore ed il miraggio di riscatto umano, affettivo, economico e sociale. Ma proprio Tonino, innesca la miccia che manda in tilt la fragilità affettiva ed emotiva di Anna.

Forse è la realtà, forse è un delirio quello a cui lo spettatore è chiamato ad assistere, ma sicuramente è ciò che può accadere ogni qualvolta una donna, un uomo, una società, smarriscono la propria storia e sono costretti a vivere, anzi a sopravvivere, nel vuoto brutale e minaccioso di un mondo che non è più il loro, non è più quello che da bambini si è immaginato ed atteso. Anna Cappelli, indaga la parte oscura dell’animo umano, il mostro che abbiamo dentro, un’indagine dalla quale l’individuo esce sconfitto, vittima delle proprie angosce e del proprio dolore. In lei si può leggere un chiaro attacco alla società, una previsione realista di quello che col tempo è veramente divenuto uno dei nostri “valori” principali: il possesso delle cose e delle persone.

 

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