Quando la Città di Parma vinse su Agrigento, tra le dieci finaliste a Capitale Italiana della Cultura 2020, la delusione fu grande per tutti. Parma si presentò all’audizione al ministero della Cultura con il sindaco Federico Pizzarotti in testa, forte di un dossier contenente progetti culturali e infrastrutturali e un budget già finanziato con Fondi pubblici e privati, per 8 milioni di euro. “Reputo che quella sia stata una grande ingiustizia per come erano andate le cose – dice oggi ricordando quei giorni l’ex sindaco di Agrigento, Lillo Firetto – Tenemmo un’audizione strepitosa, con persone di straordinario valore come il cardinale Montenegro e il presidente del Fai, Magnifico e tutti quelli che composero quella bellissima squadra. L’ingiustizia – continua Firetto – fu dovuta al fatto che la città di Palermo era stata capitale della Cultura l’anno precedente, il 2018, e due città siciliane proclamate di seguito, una dopo l’altra, Capitale della Cultura, non poteva succedere”.
“Agrigento, nonostante la sconfitta del 2020, ha fatto bene a ricandidarsi – sostiene l’ex sindaco di Parma, Pizzarotti, da fine febbraio presidente nazionale di “+ Europa” – perché bisogna sempre insistere per raggiungere gli obbiettivi. Anche noi, come città di Parma, abbiamo tentato una prima volta nel 2016, ma solo nel 2020 è arrivata la proclamazione. Con l’incoronazione di Agrigento, dopo il periodo pandemico, in un certo senso si è tornati alla normalità. C’è da dire che noi siamo stati anche molto sfortunati, perché pochi mesi dopo essere stati incoronati Capitale della Cultura, siamo stati costretti ad interrompere i progetti a causa del Covid. Non solo; dopo, quando sembrava che la situazione si fosse normalizzata, abbiamo tentato di riprendere le nostre iniziative ma vi fu una seconda chiusura a livello nazionale, che di fatto compromise in parte lo svolgimento delle nostre attività. Abbiamo comunque portato a termine un migliaio di progetti. Il titolo di capitale italiana della Cultura 2020 ci ha lasciato una eredità tangibile che è la riqualificazione dell’ “Ospedale Vecchio” uno storico edificio del 1300, luogo di sofferenza ma anche di accoglienza, che siamo riusciti a ristrutturarlo e a trasformarlo in un luogo di cultura, con un progetto da 15 milioni di euro”.
-Dopo l’anno vissuto da “Regina della Cultura” nel 2020, da parte della città di Parma, oggi che cosa consiglia ad Agrigento per portare a termine al meglio l’esperienza di Capitale Italiana della Cultura 2025?
“Mi sento di consigliare fin da subito di migliorare il modello di organizzazione della vita culturale della città, e a questo proposito dico subito che un “tavolo permanente”, ossia una “cabina di regia” per gli eventi da spalmare durante l’anno, aiuta non poco per la raccolta, la pianificazione e la distribuzione dei fondi destinati ai progetti dei singoli eventi. A mio avviso – conclude Federico Pizzarotti – è fondamentale puntare sempre sulla valorizzazione del proprio patrimonio storico e culturale, e i primi che devono approfondire meglio questo “patrimonio”, dovrebbero essere proprio i cittadini di Agrigento”.
LORENZO ROSSO
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