LETTERE AL GIORNALE
Il Pubblico “appassisce” l’iniziativa privata
Diversi mesi fa avete scritto che “Agrigento non è un paese per alberi”, perplessi di fronte ad un piano generale di abbattimento del verde pubblico che allora s’impose, tra le tantissime urgenze, come un problema “prioritario”. Abbattere alberi, più o meno in salute, più o meno pericolosi per la pubblica incolumità, aveva sollevato qualche dubbio dato che gli alberi sono pericolosi forse ancor di più per la loro assenza, specie in zone scoscese come quella sottostante la Villa Bonfiglio e sovrastante la via Crispi. Allora da più parti venne detto che ciò era “necessario” e che in ossequio al famoso programma di Kyoto – che prevede la sostituzione dell’ “’abbattuto” con nuove piante- il nuovo verde avrebbe tolto a tutti ogni dubbio sulle reali e lungimiranti volontà dell’amministrazione in merito al verde e al decoro urbano.
Potremmo dire: va beh, ci avevamo creduto pure noi e anche sperato, dato che abbiamo oltretutto un Assessore al Verde Pubblico di acclarata militanza ambientalista. Ma cosa dire quando un privato, di tasca sua, compra e inserisce in un contesto come Piazza San Calogero delle grandi fioriere per adornare, certo, anche il contesto in cui insiste il proprio locale, ma anche per favorire la pedonalizzazione della piazza stessa, un bel giorno se li vede “sottratte” dall’Amministrazione e lasciate appassire altrove?! Ebbene sì, in virtù delle legittime istanze di sicurezza per la festa di San Calogero, due mesi fa, le due grandi fioriere furono dislocate dall’Amministrazione Comunale in Piazzale Rosselli, salvo poi, anziché restituirle, lasciate lì, a morire, “mortificate” dall’incuria.
Quelle che vi mostriamo nelle foto sono proprio le “ex-lussureggianti” fioriere situate, molti mesi fa, ribadiamo senza alcun costo per il Pubblico, in Piazzetta San Calogero. In anticipo al tanto celebrato “protagonismo civico” e “decoro urbano”, un Privato aveva infatti predisposto con quelle fioriere non solo un abbellimento ma anche una “ barriera intelligente” alla fruizione dello spazio della piazzetta, salvaguardando, al contempo, la necessità di fermate temporanee per l’accesso e/o gli approvvigionamenti alle varie attività commerciali insistenti nella piazza stessa, arretrando le medesime fioriere circa un paio di metri rispetto alla strada adiacente in modo che l’occasionale fermata non intralciasse il traffico veicolare.
L’Amministrazione, in concomitanza dei festeggiamenti di San Calogero, non solo ha dislocato altrove le fiorire e lasciate morire, ma ha scelto d’installare al loro posto come “barriera” una asfittica ringhiera, con un piolo o due smontabili per consentire – non senza fatica e intralcio -ciò che l’intelligente iniziativa del privato concedeva senza alcuno sforzo. Peraltro le due grandi fioriere , oltre a adornare, impedivano che la piazza fosse invasa dagli scooter: cosa che la nuova “barriera-ringhiera” consente allegramente. Abbiamo due spunti da offrire alla riflessione dell’Amministrazione Comunale e all’Assessore al Decoro Urbano. Uno: i privati possono non essere dei provetti “protagonisti civici” ma a volte vedono un tantino più lontano di chi li amministra, poiché non stando nel Palazzo, ma nel contesto, vivendone ogni giorno i problemi ne intuiscono forse anche le soluzioni più utili. Due: gli alberi, come le piante, oltre a poter essere abbattuti,piuttosto che lasciate appassire al sole, si possono anche ripiantare.
Caro cittadino
La sua lettera contiene una critica che ci auguriamo venga esaminata da chi si occupa di pianificare lo sviluppo della nostra città. L’idea di potenziare le attività dei privati come motore di crescita è un perno delle società più avanzate. Lì dove per «privato» si intende colui il quale ha a cuore lo sviluppo collettivo.
Una politica mirata a sostenere le attività deve puntare anzitutto a favorire le iniziative dei privati – per innescare un domino sociale fondato sul fattore entusiasmo. Ciò che accomuna le analisi elettorali delle ultime vittorie amministrative e il convoligimento dei privati. Compito di un governo è far maturare in città, sul piano dei valori e delle aspettative, la percezione che tutti possono contribuire a migliorare le cose.
Più tempo l’amministrazione dedica a studiare, programmare e ipotizzare soluzioni future, più strumenti è destinato ad avere per suggerire ai cittadini un orizzonte capace di entusiasmare e, dunque, favorire anche la coscenza del bene comune. Il contrario di questo modello è la politica dell’emergenza permanente, dove chi governa restringe il proprio orizzonte ad un arco temporale: in questo caso, al posto dell’entusiasmo, prevalgono incertezza e pessimismo. (DV)
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