Il film offre spunti molteplici di dibattito su tematiche delicate e sempre attuali.
“Stringete le schede come fossero biglietti d’amore.” Questa una delle frasi più incisive del primo film da regista di Paola Cortellesi C’è ancora domani”. Uscito lo scorso ottobre, il film è stato per diversi mesi ai primi posti delle classifiche in Italia. Si tratta di una pellicola originale che tratteggia il quadro della donna nel secondo dopoguerra servendosi di strumenti interessanti quali l’ironia e lo humour per rendere la tematica più leggera, ma, non per questo, meno seria. Si tratta di una vera e propria provocazione nei confronti delle menti più reazionarie e conservatrici attraverso il gioco silenzioso del “non detto” con lo spettatore. Ardita la scelta di una pellicola in bianco e nero che ricorda il grande cinema neorealista italiano. Ed è proprio in quel contesto storico che Paola Cortellesi ha ingegnosamente scelto di ambientare il suo primo film, poco prima del Referendum del 2 Giugno del 1946 con il quale, per la prima volta, votarono anche le donne in Italia. Da qui si denota, da parte dell’attrice-regista, un’acuta sensibilità verso il tema dell’emancipazione femmine che è stata conquistata a piccoli passi. Fulcro del messaggio la realizzazione della donna che non avviene soltanto in ambito familiare, ma con la scelta di partecipare attivamente alla vita politica, votando ciò che crede sia meglio per sé e per il proprio Paese.
Durante la visione della pellicola assistiamo alle vicende dei personaggi della famiglia di Delia (Paola Cortellesi) che, relegata al ruolo di moglie e madre, è succube di un marito violento e che non la ama (Valerio Mastrandea), che si erge a capo famiglia e che sprona fortemente la figlia a sposare un ricco borghese, proprietario di una gelateria. Delia, inizialmente consenziente a questa unione, rivede nella figlia se stessa, ma nel momento in cui il borghese inizia a mostrarsi come un uomo eccessivamente protettivo e geloso, la sprona a scegliere una strada diversa dalla sua in cui la violenza non è l’unico destino possibile. È qui che avviene il risveglio della coscienza, il desiderio di capovolgere il sistema, è qui che Delia capisce che, nonostante abbia sempre accettato sommessamente la sua condizione di subordinazione al marito, non può tollerare che lo faccia anche la figlia. E’ qui che Delia osa, rischia e spera in un destino diverso e quel 2 giugno del 1946 corre letteralmente a votare, scegliendo di indirizzare la propria vita verso un’altra direzione. Consigliatissimo soprattutto nelle scuole “C’è ancora domani” offre spunti molteplici di dibattito su tematiche delicate e sempre attuali.
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