0⁰Europa e Cina intrattengono da anni un intenso scambio commerciale che vede le economie del vecchio continente importare numerosi beni, anche essenziali, dal dragone asiatico. Nonostante gli sforzi dell’UE, i paesi occidentali tendono a importare soprattutto prodotti tessili, cresciuti dai 243 milioni del 2019 ai 712 milioni del 2021.
Le aziende, tuttavia, non importano solo abbigliamento o accessori e, anzi, sono sempre più quelle che scelgono di avvalersi anche di macchinari costruiti in Cina. Tuttavia, far arrivare merce da paesi extra UE non è una procedura da attuare senza prima essersi informati a dovere perché le importazioni (soprattutto quelle non continentali) sono soggette a numerose limitazioni e normative legislative.
Un imprenditore che decide di importare dalla cina, allora, dovrà necessariamente essere a conoscenza di alcune regole fondamentali, come per esempio sapere su quale tipologia di prodotti va apposta la marcatura CE e quali informazioni deve essere in grado di fornire al consumatore finale in merito alla conformità del bene.
Il marchio CE, la cui sigla sta per “Marchio di Conformità Europea, garantisce a chi acquista che un determinato prodotto sia stato realizzato conformemente alle regole dell’Unione Europea. Questa indicazione è obbligatoria per alcuni tipi di merce e vale su tutto il territorio del vecchio continente; inoltre, anche gli oggetti costruiti fuori dall’Europa (come, ad esempio, quelli fatti in Cina) devono riportare tale logo in quanto esso è simbolo di sicurezza e di rispetto delle regole comunitarie.
Cosa sapere prima di importare dalla Cina
Chi importa dalla Cina, o da qualsiasi paese fuori dall’Unione Europea, deve attenersi a precise normative che stabiliscono quali beni devono sottostare all’obbligo di marchiatura CE.
Essi, il cui elenco completo è contenuto all’interno della Direttiva 2001/95/CE, comprendono tutti i prodotti per l’infanzia (come i giocattoli), i dispositivi medici e quelli di protezione individuale, gli occhiali, sia da sole che da vista, il materiale elettronico e quello funzionante a gas, gli apparecchi radio televisivi, i segnali stradali. In generale, tutti quei prodotti che, se costruiti senza rispettare le più basilari norme di sicurezza potrebbero arrecare gravi danni fisici al consumatore che li acquista.
Pertanto il cosiddetto “distributore”, ovvero la persona, sia essa fisica o giuridica, che importa un determinato tipo di merce, deve essere a conoscenza quali sono le categorie di prodotto che hanno l’obbligo di presentare il marchio di conformità europea. Si tratta di un argomento delicato in cui lo scrupoloso rispetto delle regole mette al riparo l’imprenditore da conseguenze anche gravi in quanto l’immissione sul mercato di prodotti non conformi è sanzionata economicamente, oltre a essere una pratica potenzialmente pericolosa.
Per mettersi al riparo da questi rischi, prima di far arrivare la merce in Italia, è utile richiederne la documentazione tecnica sotto forma di report. Questa funge essenzialmente da verbale di collaudo e, proprio in virtù di tali test (che vengono eseguiti solo in laboratori dedicati nel paese di costruzione) è possibile stabilire se un prodotto ha ottenuto il livello di sicurezza richiesto dagli standard europei.
A seconda della destinazione d’uso del bene, inoltre, esso può necessitare o meno di tale certificazione, pertanto è consigliabile controllare sempre prima in quale categoria è possibile farlo rientrare.
Nel caso dell’importazione di macchinari, questi devono necessariamente presentare la marchiatura CE: essa, infatti, corrisponde alla conformità della Direttiva Macchine, che è un insieme di norme che regola la produzione dei mezzi di produzione. Il costruttore cinese può apporre il logo europeo se possiede un mandatario nel vecchio continente, tuttavia è una pratica che espone a molti rischi perché la responsabilità penale ricade sull’importatore o sul venditore europeo.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
