
LICATA. La Pro Loco di Licata e l’associazione “Finziade” metteranno in mostra i “tesori” archeologici ritrovati nei fondali durante le numerose campagne di ricerca condotte assieme alla soprintendenza del mare. Si chiama, infatti, “Alla scoperta dei tesori del mare di Licata” l’evento che si terrà in occasione della giornata nazionale delle Pro Loco fissata al 3 giugno, per far conoscere i meravigliosi reperti recuperati nel mare di Licata e la collezione di cimeli dello sbarco alleato avvenuto sulle coste licatesi il 10 luglio 1943.
L’evento si svolgerà all’interno del chiostro Sant’Angelo in cui sono custodite anfore di varie epoche storiche e in cui troviamo anche un percorso evolutivo delle ancore dalla preistoria fino ai tempi moderni. L’ultima campagna di ricerche e scavi ha interessato la secca della “Policia” (Poliscia), località dove in passato si sono registrati altri rinvenimenti e recuperi. Il sito è stato scelto come area per la realizzazione di un saggio di scavo in funzione del recente rinvenimento di elementi lapidei e plumbei e di materiale anforaceo frammentario ed eterogeneo sparso.
Le operazioni, condotte dalla Soprintendenza del Mare e dal Gruppo archeologico “Finziade”, hanno portato alla luce materiale ceramico, colli d’anfora e due elementi plumbei costituenti probabilmente un ceppo d’ancora del tipo mobile spezzato in due parti; i reperti si trovavano a profondità variabili tra i 5 e i 12 metri. Gli elementi ritrovati rappresentano un forte indizio che l’area oggetto di indagine potrebbe essere stata oggetto in passato di numerosi naufragi o, comunque, di gravi collisioni sulla secca ad opera delle navi commerciali che transitavano sulle consolidate rotte provenienti dall’Africa e dal Vicino Oriente antico di cui abbiamo, peraltro, numerose testimonianze.
L’area è stata indagata da un team di subacquei che hanno effettuato il posizionamento topografico dei reperti e il successivo recupero nonchè le indagini sull’area del probabile relitto. Il team di ricerca era composto, per la Soprintendenza del Mare da: Sebastiano Tusa (oggi assessore alla Cultura della Regione siciliana), Adriana Fresina, Fabrizio Sgroi e Salvo Emma. Per il gruppo Archeologico “Finziade” dall’ex direttore Fabio Amato, e dal nucleo subacqueo gruppo archeologico Finziade composto da: Michele Ruggieri, Andrea Cannizzaro, Agostino Cantavenera, Giovanni Morreale, Calogero Bontà, Angelo Tidona, Gaetano Lino, Francesco Balistreri. Le ricerche sono frequenti ed in passato hanno portato al ritrovamento di tantissimo materiale di grande rilevanza, oggi custodito nel museo del mare allestito nei locali del Chiostro Sant’Angelo e che sarà messo in mostra il prossimo 3 giugno.
Narrano le fonti che sull’isolotto di San Nicola esisteva una Chiesa denominata “Ecclesia Sancti Nicolai de Insula” dedicata al Santo protettore di marinai, naviganti e ancore. Della Chiesa però non è mai stata ritrovata nessuna traccia e per questa ragione alcuni storici ne hanno addirittura negato l’esistenza. Grazie all’ausilio di un drone e all’esecuzione di ricognizioni di superficie condotte nel 2014, è stato possibile individuare, tra la vegetazione spontanea, una “Abside” inglobata all’interno di un grande complesso architettonico, composto da ambienti e cisterne per la raccolta delle acquee meteoriche.
L’attento e preciso lavoro dei volontari del Gruppo Archeologico, guidati saggiamente nelle delicate operazioni dalla Soprintendenza del mare e dalla Guardia di finanza, ha permesso di riportare alla luce e rendere alla comunità due bellissime ancore intatte provenienti da epoche che furono: un’ancora romana e un’ancora bizantina. Due tipologie ben distinte e ben riconducibili a periodi storici ben definiti. L’ancora romana (in ferro e di due metri di lunghezza) presenta la classica forma a “freccia” tipica del periodo romano-imperiale; essa è ricoperta da una forte concrezione marina che il personale della Soprintendenza deciderà se rimuovere per restituire al pezzo la conformazione originaria. Le marre hanno una larghezza di 1,20 m circa e risultano in buono stato di conservazione. L’ancora bizantina (anch’essa in ferro) ha la classica forma a T e risulta in buono stato di conservazione. (*PAPI*) Paolo Picone