Venerdì 22 novembre, a Palma di Montechiaro, presso l’I.I.S. “G.B. Odierna” è avvenuta la presentazione del romanzo di Francesco Bellanti, scrittore e docente di lettere, intitolato Dialogo con il Führer. Giorni d’estate a Berchtesgaden, edito da Fuoco Edizioni.
A coordinare l’evento e a relazionare l’opera è stato il Dirigente scolastico dell’Istituto, Annalia Todaro, insieme ad altri due relatori, la docente di storia e filosofia Maria Giberto e il docente di lettere, senonché segretario provinciale dello SNALS, Angelo Amato, anch’egli scrittore e autore del libro Un’inedita Sicilia. Eventi e personaggi da riscoprire.
Consistente è stata la presenza del pubblico composto non solo da docenti, dirigenti scolastici, prelati e rappresentanti del Comune di Palma di Montechiaro, ma anche da numerosi follower dello scrittore che hanno voluto partecipare alla presentazione per conoscere questo capolavoro che è l’ultimo di ben altre otto opere letterarie (L’uomo che possedette il tempo, nel 2006, Il Protocollo di Almeda, nel 2008, Il villaggio degli immortali, nel 2011, L’ultimo Gattopardo ovvero Historia nefanda, nel 2012, Dialoghi coi morti, nel 2013, L’inventore dei sogni, nel 2014, L’universo mostrato a una ragazzina, nel 2015, Lettere d’amore a Beatrice, nel 2019).
Il romanzo, germogliato da un articolo intitolato “Dialogo con il Führer”, pubblicato alcuni anni fa dallo stesso Bellanti sul bimensile culturale di Palma di Montechiaro “Il Peso Specifico”, si basa sulla conversazione tra lo psichiatra italiano Carlo Bendani e il Führer, al Berghof, la residenza estiva di Berchtesgaden di proprietà del cancelliere della Grande Germania, situata in Baviera.
Come si evince dalla sinossi collocata all’interno del volume, l’opera è un’analisi spregiudicata della personalità più titanica e gigantesca della storia mondiale contemporanea, degli uomini più controversi del Terzo Reich e del Processo di Norimberga, fondato sulle opere dei più grandi storici del nazionalsocialismo. Chi fu veramente Hitler? Il più grande figlio della Germania, il più grande demagogo di tutti i tempi, l’uomo che si innalzava sugli altri come un genio? Oppure solo un folle, il più grande sterminatore degli ebrei, l’uomo estremo e rovinoso, radicale e apocalittico?
Seppure Hitler è entrato a far parte della storia per essere stato l’incarnazione del male, questo romanzo offre della sua persona una chiave di lettura nuova, fondata su documenti originali e su testi classici e moderni dei più grandi studiosi del “fenomeno” Hitler, da cui scaturisce, tuttavia, il profilo di un uomo fragile, che ha vissuto un’infanzia complessa e difficile a partire dal rapporto con il padre, un funzionario doganale di discendenza ebraica. Nella sua vita Hitler amò profondamente solo una donna, la madre, morta prematuramente. L’amore per la madre fu così profondo, ma nel contempo morboso, che egli volle morire con la foto di lei sul petto.
Eppure, tra le pagine più belle e commoventi di questo romanzo ci sono quelle dedicate a Eva Braun, la compagna di una vita che amò il Führer più di se stessa, ma che egli non volle mai sposare fino al giorno prima della morte. Ciò che colpisce maggiormente in queste pagine è la dolce delicatezza di una donna di provincia, Eva Braun appunto, entrata nella storia in punta di piedi. Il suo apparire nel romanzo è quasi come una nota rosa che stona all’interno di un universo grigio e cupo, sovrastato dall’irrazionalità di un uomo senza tempo, divenuto barbaro e primitivo, dopo essere stato rifiutato due volte nella vita: la prima dal padre che non seppe farlo sentire amato, la seconda dall’Accademia delle Belle Arti di Vienna dove, nonostante due tentativi, non riuscì a superare gli esami di ammissione. E’ forse quel rifiuto che portò Hitler a sconvolgere l’equilibrio di un Europa “antisemita”, approfittando della paura e dell’angoscia del popolo tedesco dopo la prima guerra mondiale.
Nonostante ciò, l’intento dell’autore non è quello di giustificare le atrocità commesse da un uomo cinico, distaccato dalla realtà e incapace di provare sentimenti, bensì quello di porre il lettore nella condizione di riflettere sui fatti e i personaggi della storia, sulle cause che hanno indotto questo uomo fragile, questo lupo solitario, questo folle, a diventare un oratore, il leader fanatico di una folla di tedeschi affamati e fiaccati dall’Europa perché asserviti al Trattato di Versailles.
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