Il sollevamento del Telamone del tempio di Zeus suscita dibattiti accesi tra esperti e visitatori
L’idea di ri-assemblare uno dei Telamoni che sorreggevano il tempio di Zeus, nell’area archeologica della Valle dei templi, sembra vincente a giudicare dal successo di ingressi nell’ultimo fine settimana. Circa 12 mila visitatori – fa sapere l’assessorato regionale ai Beni Culturali – con un incremento del 25 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. Se dal punto di vista mediatico e soprattutto lo “svelamento” del Telamone ha registrato grandi consensi, occorre però segnalare che esistono anche voci “fuori dal coro” di diversi studiosi e addetti ai lavori, circa l’opera appena inaugurata (e non solo sui canali social). Sono sostanzialmente due, le linee di critica relative al sollevamento del “gigante di pietra”: una mossa da alcuni studiosi, che riguarda la validità, dal punto di vista storico-scientifico, dell’iniziativa, e l’altra invece che contesta l’alterazione del paesaggio millenario dell’area archeologica. Il presidente regionale di Italia Nostra, Leandro Jannì, in una nota esprime “sconcerto e sorpresa” per come è stato ricostruito e posizionato il Telamone. “Una sorta di stereometrico totem contemporaneo, che si staglia perentoriamente sui verdi declivi del parco agrigentino”. In sostanza Italia Nostra rimarca il fatto che il Telamone così sospeso sarebbe decontestualizzato. A “Italia Nostra” fa eco l’ex direttore del Museo di Valle Giulia a Roma e professore all’Università Orientale di Napoli, l’archeologo Valentino Nizzo: “Un’operazione – dice – che rischia di andare contro le regole della comprensione dell’antico e che può essere di cattivo esempio dal momento che è stata fatta in un importante sito Unesco”. Il docente ed esperto del Paesaggio dell’Università di Palermo, Giuseppe Barbera, in un post su Fb dove pubblica la foto delle rovine dell’area archeologica scrive: “Resti del tempio di Zeus nella Valle dei templi. Fino a ieri, quando il paesaggio era memoria, armonia tra storia e natura e a partire da oggi (sotto la foto del Telamone eretto)”. Di “Telamone Frankenstein” parla invece, in un articolo pubblicato su “Artribune” l’artista e intellettuale Alfonso Leto, che liquida l’intera vicenda come “Un’idea grande, più che una grande idea!”. Secondo Leto l’operazione, fatta con frammenti di diverse statue e con pezzi mancanti appositamente realizzati, sembrerebbe preconizzare per la Valle dei templi, “un futuro da parco giochi o da Cinecittà” soggiacendo a quella “tendenza che tende alla spettacolarizzazione tanto amata nel nostro presente”. “Il Telamone inaugurato nei giorni scorsi – scrive invece l’archeologo Giuseppe Castellana, ex direttore del Parco Archeologico di Agrigento – si erge alto per quasi dieci metri e costituisce impatto ambientale e archeologico tra l’altro mal realizzato con intrusioni per legare i diversi frammenti; un’operazione di vero e proprio marketing non certamente culturale. La valle dei templi non è un parco giochi – conclude e va tutelata da questi abusi”. C’è poi chi avanza dei dubbi sulla legittimità della nuova “costruzione” come l’architetto Gaetano Tripodi, per il quale il Telamone rialzato, potrebbe essere considerato “abusivo” in quanto, spiega – la legislazione vigente riguardante la Valle non consente di edificare nuove costruzioni ma consente solo il restauro e quel telamone non sarebbe opera di restauro: Non si possono prendere pezzi di un’opera d’arte e ricomporli come si vuole”. Alle polemiche si è aggiunto nelle ultime ore un post su Fb (poi rimosso) apparso sulla pagina del Museo Archeologico Nazionale di Venezia (non nuovo a queste cose). Era stata pubblicata la foto di una possente statua di epoca romana “Messer Agrippa” sfidando in un certo senso il Telamone eretto e cercando di fare un paragone tra la grandezza delle due opere, (come per dire, “noi siamo meglio di voi!”). Considerazioni a parte, sicuramente “L’operazione Telamone svelato” ha centrato uno degli obiettivi fondamentali: quello di dare visibilità e promozione al Parco Archeologico di Agrigento!
LORENZO ROSSO
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