Lasciano il carcere e tornano liberi i tre indagati sorpresi a bordo di un’auto a Porto Empedocle con due pistole pronte a sparare, forse prima di commettere un omicidio. Si tratta di Andrea Sottile, 26 anni; Simone Sciortino, 23 anni e Antonio Guida, 19 anni, tutti di Agrigento. Lo ha deciso il gip del tribunale di Palermo Antonella Consiglio, che ha firmato un nuovo provvedimento con cui impone ai tre giovani il divieto di dimora in provincia di Agrigento. L’inchiesta è passata alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Un dettaglio non di poco conto, infatti, è plausibile che siano emersi elementi destinati a incrociarsi con la maxi operazione, in due fasi, dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento che, tra dicembre e gennaio, hanno inflitto un duro colpo alle famiglie mafiose di Villaseta e Porto Empedocle.
I tre indagati, il 29 gennaio scorso, nel corso di un intervento dei poliziotti del Commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle e della sezione Volanti della Questura di Agrigento erano stati sorpresi in auto, nel quartiere dell’Altopiano Lanterna, insieme al 39enne Danilo Barbaro. Nell’auto guidata da quest’ultimo, proprio sotto il sedile del lato conducente, gli agenti, nel corso di un controllo stradale, avevano trovato due pistole clandestine. I tre ragazzi inizialmente erano rimasti liberi mentre solo per Barbaro era stata disposta la custodia cautelare in carcere. Il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, aveva creduto alla alla loro versione dei fatti: dissero di avere chiesto semplicemente un passaggio ad un amico senza sapere che nell’abitacolo ci fossero le pistole.
Nove giorni più tardi, però, dopo che la polizia ha intercettato una conversazione tra due indagati in cui rivelavano di volere sparare alla testa a qualcuno, la loro posizione è completamente cambiata. Frase, pronunciata nell’immediatezza dei fatti, che è stata messa in relazione ad altri due episodi sospetti. Il gip Raimondo, come chiesto dal pubblico ministero, ha quindi disposto un nuovo arresto, poi confermato dal Riesame. Danilo Barbaro, a quanto sembra non era a conoscenza della presenza in macchina delle due pistole, verosimilmente, recuperate con una scusa da uno degli altri tre indagati, in un terreno a Realmonte. Una notte caratterizzata anche da un tentativo di depistaggio delle indagini. Secondo quanto accertato, infatti, una chiamata anonima (poi rintracciata) è arrivata al centralino delle forze dell’ordine dicendo di una rapina in corso in un noto bar.
Il tutto proprio mentre i poliziotti stavano perquisendo il quartetto appena fermato a bordo della vettura. Le indagini, come detto, sono proseguite e hanno consentito di ricostruire non soltanto gli spostamenti effettuati in quelle ore, dal Quadrivio Spinasanta a Villaseta, da San Leone alla via Atenea fino a Porto Empedocle, ma anche su una delle pistole rinvenute, risultata intestata ad un settantenne favarese. E poi, infine, il ritrovamento di sette proiettili nei pressi del supermercato in cui era scattato il fermo degli indagati. Uno di loro, prima di essere perquisito, le aveva gettate.
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