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Home » Top » Pignoramenti e tributi “scaduti”: il Comune rischia una pioggia di ricorsi

Pignoramenti e tributi “scaduti”: il Comune rischia una pioggia di ricorsi

7 Novembre 2025
in Top, Municipio
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Pignoramenti ad Agrigento, Giammusso: “Tributi prescritti dopo 5 anni”. Crosta: “Colpite le fasce più deboli”

Il tributarista Giammusso: “I crediti 2016 sono al limite della prescrizione”. L’avv. Crosta: “Provvedimenti che colpiscono le fasce più deboli, atti facilmente impugnabili”

Agrigento – La vicenda dei pignoramenti sui conti correnti dei cittadini agrigentini, avviata dal Comune per recuperare tributi non pagati, continua a sollevare polemiche e tensioni. Dopo le spiegazioni del sindaco Francesco Miccichè, arrivano le analisi tecniche di chi conosce bene la materia tributaria: il dott. Gaetano Giammusso, noto tributarista agrigentino, e l’avvocato Giovanni Crosta, civilista di lungo corso.

Secondo Giammusso, la cornice giuridica è chiara: «I tributi locali si prescrivono in cinque anni ai sensi dell’articolo 2948 del codice civile, primo comma. La giurisprudenza è ormai costante: non ultima, l’Ordinanza della Cassazione Civile, Sez. V, n. 32779 del 2024, ha confermato la prescrizione quinquennale. Pertanto, i crediti vantati dal Comune riferiti al 2016 possono essere notificati solo entro il 31 dicembre 2025. Tuttavia, il “recupero forzato” da parte del Comune non può riguardare quei tributi, a meno che non siano già stati notificati atti impositivi rimasti definitivi, ossia non impugnati dal contribuente».

Il tributarista precisa inoltre che il pignoramento può essere disposto solo in presenza di un titolo esecutivo valido e non prescritto. Diversamente, «si rischia di incorrere in azioni illegittime e potenzialmente dannose per l’Ente stesso», aprendo la strada a ricorsi e risarcimenti.

A sottolineare la gravità della situazione è anche l’avvocato Giovanni Crosta, civilista cittadino: «Sono provvedimenti che vanno a colpire le fasce più deboli – spiega –. Alla fine, chi ci guadagna di più in questa vicenda sono gli avvocati, perché si tratta di atti facilmente impugnabili, fondati spesso su norme ormai abrogate. Ho avuto clienti a cui sono stati bloccati 1.500 euro: prima che riescano a ottenere la liberazione delle somme devono rivolgersi al giudice, attendere lo svincolo, e nel frattempo, se arrivano rate di finanziarie o altre scadenze, salta il banco».

Il legale solleva anche dubbi sulle procedure di notifica: «Spesso gli atti non vengono notificati correttamente, per diverse ragioni, di conseguenza gli avvisi passano praticamente inosservati, e il cittadino…”
Poi, alla fine sulle banche “perché le banche hanno vincolato anche somme non pignorabili”. In sostanza – aggiunge Crosta – si colpisce gente che, se avesse avuto la possibilità di dialogare con uffici efficienti, avrebbe pagato. I soldi sarebbero già stati recuperati. Sulla carta l’iter sembra rispettato, ma nella pratica non lo è, perché le banche hanno vincolato anche somme non pignorabili».

Secondo molti osservatori, il Comune starebbe tentando di coprire i buchi di bilancio attraverso un’operazione di recupero forzato che, pur legittima nelle intenzioni, si rivela socialmente ingiusta e tecnicamente rischiosa. Con ogni probabilità, si prospetta una pioggia di ricorsi e di cause per risarcimento danni.

Sul piano umano, la vicenda ha già lasciato il segno: conti bloccati, famiglie in difficoltà, pensioni intaccate. E mentre Palazzo dei Giganti difende la propria condotta parlando di “azioni nel rispetto della legge”, la sensazione diffusa è che la macchina comunale abbia agito con troppa fretta e poca empatia, dimenticando che dietro ogni codice fiscale c’è una storia.

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