AGRIGENTO. Nel Pd agrigentino è semplicemente resa dei conti, dopo i flop alle elezioni regionali e nazionali. Un gruppo di dirigenti si schiera contro l’attuale segretario in carica Giuseppe Zambito. Un documento politico diffuso dall’ex deputato nazionale Maria Iacono e firmato da oltre 20 esponenti del partito, tra cui il nuovo deputato regionale Michele Catanzaro, addossa le responsabilità del fallimento al segretario.
Ma Zambito si difende: “Il Partito democratico sta vivendo una grave crisi a tutti i livelli, sono dispiaciuto che l’ex onorevole Maria Iacono, proprio il giorno della direzione provinciale, ha sentito il bisogno di diffondere un comunicato stampa dal mio punto di vista scorretto. Ho letto con sorpresa che mi si accusa della grave sconfitta elettorale omettendo di dire che proprio lei era candidata all’uninominale e che spettava a lei, dopo cinque anni in Parlamento, l’onere e l’onore di rappresentare il Pd”.
Il segretario va giù pesante: “Una candidatura che purtroppo ha riscosso un risultato inconsistente che dovrebbe indurla ad una profonda riflessione piuttosto che scaricare la sconfitta su altri. Mi sorprende altresì la sua richiesta di collegialità dato che fino ad oggi, l’onorevole Iacono, ha determinato le sorti del partito partecipando attivamente nella scelta di temi e uomini, e credo che sia tardivo l’appello a quel territorio che probabilmente non ha conosciuto fino in fondo nella sua attività di deputato”. Il segretario non ha intenzione di lasciare la carica almeno fino al congresso provinciale. “A breve – dice – ci avvieremo alla fase congressuale e sarà quello il momento di confronto e di rinnovo del gruppo dirigente. Per quanto mi riguarda intendo onorare il mio ruolo fino alla fine programmando azioni concrete per far tornare il Pd protagonista e sostenere i circoli della provincia per ripartire nonostante le tante difficoltà e le perplessità per le scelte nazionali non condivise, a cominciare dall’imposizione delle candidature, Iacono compresa, che hanno creato un costante disimpegno degli iscritti. Quello che non farò è farmi condizionare da chicchessia e continuare nella liturgia delle correnti per accontentare l’ego di qualcuno, piuttosto sono interessato a coinvolgere energie nuove che garantiscano un futuro di qualità al mio partito”.
Durante l’assemblea del partito è emersa la necessità di promuovere l’attività del partito nel territorio in attesa dei congressi che definiranno una linea politica e una nuovo gruppo dirigente.
Il segretario Zambito si è impegnato ad elaborare una proposta organizzativa e la nomina di un coordinamento per la gestione del partito in questa fase delicata. In merito al circolo di Agrigento lo stesso Zambito ha chiesto al segretario Silvia Licata di ritirare le dimissioni, per evitare il commissariamento.
E nel frattempo, vista la discussione in atto sulla composizione del governo nazionale tra Movimento cinque stelle e Pd, da Agrigento parte la proposta a Martina e Renzi di un referendum tra gli iscritti per poter far decidere alla base.
QUESTO IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA AL REGGENTE MARTINA ED A MATTEO RENZI
Caro Maurizio, caro Matteo,
Ascoltare la base è necessario e urgente!
Nel nostro partito è in atto un forte dibattito in merito alla possibilità di un governo con il Movimento cinque stelle. Una scelta difficile che sta alimentando tensioni tra gli iscritti del Partito Democratico. In questo momento di grande difficoltà, l’unica strada percorribile è ascoltare la base, dare la possibilità ad ogni circolo, ad ogni iscritto, di esprimersi. Una pratica democratica che purtroppo in diverse occasioni abbiamo smarrito, tradendo la natura stessa del Partito Democratico. E’ il tempo di ripristinare un metodo di condivisione nelle scelte importanti che possono segnare il futuro del PD e del Paese.
Pertanto, l’Unione Provinciale del Partito Democratico di Agrigento chiede alla Direzione Nazionale di promuovere un referendum, tra i tesserati, per consentire ad ognuno di manifestare il proprio punto di vista. Una modalità di partecipazione vera, che non si limiti soltanto alla richiesta di una crocetta su una scheda, ma piuttosto diventi occasione per tornare a parlare di politica in un partito troppo spesso segnato da diatribe interne e che ha la necessità di recuperare il confronto politico, oltre i social, nelle sedi opportune.