PALERMO. Ai giornalisti che gli stavano vicino, Paolo Borsellino, aveva confidato:
”dopo la strage di Capaci mi sembra quasi di essere un morto che cammina, ma questo vi prego di non scriverlo”. Borsellino aveva aggiunto di essere ”molto stanco” ed aveva ancora osservato: ”tanta gente viene a farmi le condoglianze per la morte terribile di Falcone e di sua moglie e degli agenti della scorta, ma io quasi ricavo la sensazione che questi miei interlocutori vedano in me la prossima vittima”.
Borsellino mentre parlava, forse pensava: il prossimo bersaglio sarò io. E così è stato. Meno di 60 giorni e l’esplosivo è stato innescato in via D’Amelio, dove viveva la madre di Paolo. In una calda domenica del 1992. Un’auto imbottita di esplosivo uccide Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo. Una scena terribile: due cadaveri, coperti da lenzuola, allineati sul marciapiedi davanti all’ ingresso dell’ abitazione della signora Borsellino; un terzo, quello del procuratore aggiunto, deposto nell’ aiuola del piano rialzato, accessibile perche’ l’ esplosione ha scardinato anche la recinzione.
Tra gli investigatori, i magistrati e i giornalisti che si aggirano in questo scorcio di Beirut, si nota subito la figura alta di Giuseppe Ayala. In tanti, vendendolo, hanno un tuffo al cuore perche’ la notizia di una strage in via Autonomia ha fatto pensare proprio a lui come possibile bersaglio. ”Borsellino e’ vivo? gli chiedono i cronisti?”, ”voglio sperarlo, voglio sperarlo, risponde Ayala, ma credo proprio di no. Lo hanno colpito davanti la casa di sua madre… Questa nuova strage indica chiaramente, se ve ne fosse stato bisogno, chi siano realmente gli uomini che sono in pericolo di vita a Palermo…”. Dietro i cordoni di polizia preme una folla enorme, ma non tutti sono curiosi. 26 anni sono passati dal giorno della strage di via D’Amelio a Palermo. E di quella strage ancora non si conosce la verità.
IL RICORDO
“Onorare la memoria del giudice Borsellino e delle persone che lo scortavano significa anche non smettere di cercare la verità su quella strage”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in una dichiarazione nel ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio.
Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. Coltiviamo la loro memoria nella lotta quotidiana alle mafie. La ricerca della verità su Via D’Amelio e’ un dovere per l’Italia che crede nel loro esempio e nell’onesta’ #19luglio”. Lo scrive su twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte
LE INIZIATIVE
Manfredi, Lucia e Fiammetta Borsellino, i figli di Paolo il magistrato assassinato dalla mafia 26 anni fa insieme a 5 agenti della polizia di Stato della scorta, hanno partecipato nella chiesa di San Francesco Saverio a Palermo, alla messa in memoria delle vittime della strage di via D’Amelio, celebrata da parroco Don Vito Scordato. Con loro anche le figlie e nipoti del giudice Borsellino. Alla funzione religiosa e commemorativa hanno partecipato anche il questore di Palermo Renato Cortese, il prefetto di Palermo Antonella De Miro ed il sottosegretario agli Interni Stefano Candiani. “Caro nonno mi dispiace per il 19 luglio 1992. Certo se tu fossi vivo avresti capito quanto ti coccolerei. Ti voglio bene. La tua nipotina Fiammetta Borsellino – è il messaggio letto da Don Cosimo Scordato alla fine della messa in memoria del giudice Paolo Borsellino contenuto in un bigliettino scritto dalla piccola nipote del magistrato ucciso 26 anni fa e figlia di Manfredi Borsellino, il secondogenito del magistrato ucciso da Cosa Nostra. Il messaggio era accompagnato da un disegno che raffigurava un grande cuore.
Via Mariano D’Amelio, 26 anni dopo la strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e gli agenti della polizia di Stato Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, e distrusse strada auto e palazzi, si è trasformata in un ”campus” per bimbi con attività ricreative, giochi, letture con l’iniziativa ”Coloriamo via D’Amelio” in occasione dell’anniversario dalla strage. Centocinquanta bambini di sei scuole hanno partecipato anche a laboratori nell’ambito del progetto ‘Lo sport è un diritto per tutti’. Tra i bambini il ministro dell’Istruzione ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il sindaco Leoluca Orlando, e Rita Borsellino. ”Verità e giustizia – ha detto il ministro – sono valori importanti per la vita dell’uomo. A questi si aggiunge la ricerca della libertà personale. Ricordiamo oggi questa tragedia che ha un valore simbolico forte che vuole trasmettere ai ragazzi dei valori importanti”.
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