La nave di linea Siremar, con a bordo 251 migranti e sotto scorta del personale del XXII Reggimento dell’Arma dei Carabinieri, ha lasciato Lampedusa ed è in navigazione verso il porto di Porto Empedocle. Altri 320 persone con il traghetto di linea erano state trasferite ieri. All’hotspot di contrada Imbriacola, all’alba risultavano presenti 503 migranti. E non si fermano gli sbarchi di migranti a Lampedusa. Durante la notte le motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto hanno soccorso tre imbarcazioni, con a bordo 154 migranti tra bengalesi, egiziani, pakistani, sudanesi, algerini, eritrei, siriani e somali.
Tre evacuazioni medico–sanitarie sono state effettuate a Lampedusa dall’elicottero Nemo della Capitaneria di porto e dalla motovedetta Cp327 della Guardia costiera. Dalla nave ong Sea Watch5 sono stati prelevati con l’elicottero un minore sudanese, accompagnato dalla madre e dal fratello, che presentava problemi di salute, e una donna incinta con la sorella. Entrambi sono stati condotti al Poliambulatorio di Lampedusa. Con la motovedetta sono stati invece trasferiti altri quattro minori dello stesso nucleo familiare del ragazzo sudanese. La Sea Watch5, dopo le evacuazioni, ha fatto rotta verso Ortona per lo sbarco dei migranti soccorsi nel canale di Sicilia.
Ne frattempo, a Lampedusa è scattato un fermo amministrativo per la nave “Trottamar III”. Il provvedimento riguarda un intervento di salvataggio compiuto il 24 agosto, quando l’equipaggio ha messo in salvo 22 persone da un’imbarcazione in vetroresina alla deriva in acque Sar libiche. E’ stata elevata una sanzione amministrativa di 3.333 euro. Secondo le accuse, la nave non avrebbe informato la Guardia costiera libica al momento del soccorso. La stessa ong ha ricostruito l’episodio spiegando che lo skipper Matthias Wiedenlübbert aveva deciso di far salire a bordo i naufraghi, 3 donne e 19 uomini, per salvarli dall’annegamento e da un possibile respingimento in Libia. Ha inoltre denunciato che, la sera precedente, una motovedetta libica aveva costretto la nave a cambiare rotta minacciando via radio di usare le armi da fuoco.
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