Tutto ruota intorno al concetto di “performance”: valutazione del personale con una procedura attraverso cui su ogni dipendente “viene espresso periodicamente un giudizio volto a individuarne, secondo criteri omogenei, il rendimento e i comportamenti professionali espressi nello svolgimento del lavoro, nonché le potenzialità di sviluppo che sarebbero in grado di esprimere”. Il personale sanitario è soggetto a valutazioni periodiche da parte del coordinatore o del diretto responsabile, ed ogni organizzazione ha un proprio regolamento che definisce la periodicità delle valutazioni, le modalità di valutazione e le schede di valutazione. Fatta questa doverosa premessa, ad Agrigento la valutazione è diventata un caso, al reparto Hospice. La polemica è stata sollevata dal Cimo, il sindacato dei medici, che ne ha chiesto chiarimenti all’Asp. Una vicenda che ha riguardato in particolare una dottoressa “la cui valutazione – scrive il Cimo – viene indicata come positiva ma che di fatto è negativa, cercando di trarre in inganno il valutato. E il tutto- dice il sindacato – per favorire un candidato piuttosto che un altro.”Il segretario aziendale Rosetta Vaccaro, in particolare, sostiene che sia “oltremodo irregolare che la valutazione è stata eseguita da chi non solo non ha titolo ma anche non conosce l’intera procedura di valutazione, ovvero i processi che precedono la valutazione e la valutazione stessa, tant’è vero che nel caso del reparto Hospice viene indicato come positivo un giudizio che di fatto è negativo, cercando di trarre in inganno il valutato”. Il sindacato parla di un “inganno che viene perpetuato anche durante l’incontro per presa visione delle valutazioni.La realtà all’Asp di Agrigento – continua la nota- sembra aver poco a che fare con la narrativa medica che contraddistingue l’immaginario collettivo.
I medici di alcune unità operative e dipartimenti dell’Asp 1, quali il dipartimento di salute mentale e l’U.O. Hospice, oltre a curare le malattie, devono fare i conti con una burocrazia interna supponente, autoreferenziale e poco consapevole dei limiti del proprio ambito di azione. Qualche direttore di distretto avrebbe espletato direttamente il processo di valutazione verso l’attività sanitaria di alcuni dipendenti senza averne competenza, non ricoprendo il ruolo di primario e dunque non avendo conoscenza diretta dell’attività dei valutati, cosa che, se confermata, sarebbe oltremodo irregolare.
“A chi stanno a cuore le sorti dell’Asp di Agrigento – continua la nota – non resta che chiedersi se questa vicenda sia solo il frutto di frizioni interne o se non rappresenti invece la punta di un iceberg di ben altra natura. Ci auguriamo che chi di dovere intervenga per fare chiarezza sull’episodio ed eventualmente smascheri chi tenta di mettere le mani sulla sanità agrigentina svilendo i medici e svuotandone la professionalità”.
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