NARO. Arrestato con l’accusa di avere brutalmente pestato un uomo di 86 anni, procurandogli persino delle fratture al volto, per portargli via 125 euro e un quadro contenente monete di epoca fascista, poi scarcerato. Arrestato nuovamente e rimesso in libertà per la seconda volta. Regge ancora l’alibi del 32enne di Naro, Calogero Troisi, accusato di aver compiuto una rapina, con pestaggio, assieme ad un minorenne, lo scorso 14 aprile e finito in carcere il 6 maggio. Erano stati i carabinieri ad incastrare Troisi, che era stato portato al carcere “Di Lorenzo” di Agrigento. Al tribunale del Riesame, però, i difensori – gli avvocati Salvatore Manganello ed Eliana Salvaggio (nella foto) – hanno dimostrato che l’indagato aveva un alibi: quel 14 aprile, attorno alle 18, quando una coppia di giovani fece irruzione in casa dell’anziano, facendosi aprire con uno stratagemma, era impegnato a farsi fare un tatuaggio al polpaccio. L’arresto, quindi, è stato annullato.
L’indagato, finito lo scorso 6 maggio agli arresti domiciliari con l’accusa di rapina aggravata contestata anche a un diciassettenne, collocato in comunità, aveva provato a difendersi anche durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Alfonso Malato che aveva accolto la richiesta del pubblico ministero Chiara Bisso, titolare dell’inchiesta, firmando un’ordinanza cautelare che imponeva gli arresti domiciliari.
La vittima, che li ha riconosciuti anche attraverso le foto, sostiene inoltre di averli visti, poco meno di due ore dopo, nei pressi di una gioielleria da dove si sarebbero allontanati di corsa dopo averlo visto. Gli orari indicati dall’anziano, ricostruiti dalla difesa anche attraverso l’accesso al pronto soccorso dell’anziano, sono del tutto incompatibili secondo i giudici del tribunale del riesame – con la presenza alle 18 nell’abitazione dell’ottantaseienne e con la loro presenza per strada, quando l’anziano li ha rivisti. Ma dopo la scarcerazione, i carabinieri hanno sentito di nuovo l’anziano derubato che aveva cambiato versione, dicendo che la rapina era avvenuta tra le 16 e le 18. Da qui il nuovo arresto.
Per 20 giorni Troisi è rimasto in carcere, ma anche stavolta, la difesa ha prodotto la testimonianza del tatuatore che, non solo conferma di avere eseguito il tatuaggio a Troisi, ma ha anche documentato il lavoro con foto e video attraverso il proprio cellulare. Lo smartphone è stato sottoposto a una consulenza tecnica che certifica l’orario. Il giovane narese è stato rimesso subito in libertà.