Quello delle criptovalute è un settore in continuo fermento: difatti, a prescindere dalle considerazione di carattere tecnico o delle vicende che possono alterare la percezione degli investitori in merito alle opportunità che gli asset digitali hanno da offrire, è innegabile che i progetti che costituiscono l’intero ecosistema siano costantemente in evoluzione, alla ricerca di nuovi campi di applicazione nella vita di tutti i giorni.
Lo stesso discorso vale per altre attività riconducibili al settore, come ad esempio lo staking, il play to earn oppure il mining. È proprio in riferimento a quest’ultimo filone che si rileva una particolare vivacità: anche se non è stato dato gran risalto alla notizia, sicuramente non sarà sfuggita agli addetti ai lavori e ai crypto addicted la proposta portata avanti in Russia inerente la legalizzazione del mining di criptovalute, risalente a qualche mese fa.
Il Parlamento Russo, nella fattispecie, sarebbe pronto a concedere lo status di miner professionista, offrendo la possibilità di operare come imprenditore all’interno di un quadro normativo ben definito, con tutti i vantaggi che ne derivano. Indipendentemente dal concretizzarsi o meno del Disegno di Legge, è innegabile che vi sia una grande attenzione nei confronti dell’attività di estrazione, per l’interesse che suscita nel settore, anche a livello globale.
Per capire meglio i motivi di tale affezione, è opportuno approfondire come si esplica il mining di token e quali benefici comporta per l’esecutore: difatti la procedura di estrazione, che riguarda le valute virtuali basate su protocolli di validazione Proof of Work, prevede l’attribuzione di asset digitale al miner che è stato in grado di risolvere un algoritmo estremamente complesso attraverso l’impiego di programmi specifici. Questa attività si può eseguire grazie ad hardware per il crypto mining che hanno determinate caratteristiche.
Gli hardware, su cui è più evidente il segno dell’usura causata dall’attività di estrazione dei token, sono le schede madri e le schede grafiche, per questo motivo i produttori di componenti per computer hanno predisposto delle configurazioni ad hoc, al fine di garantire il massimo dell’affidabilità e della tenuta durante il processo di mining. I PC ASIC sono stati progettati in particolare con lo scopo di ridurre il consumo di energia e il deterioramento delle parti fisiche, ma richiedono l’assemblaggio dei pezzi, mentre le soluzioni da esterno USB risultano più pratici e immediati nell’utilizzo.
Asrock h110 Pro BTC+: costi contenti e prestazioni di livello
Asrock h110 Pro BTC+ è un hardware che ben si sposa con le esigenze di chi è interessato a fare crypto mining da casa, senza rinunciare ad una potenza di calcolo soddisfacente. Il prodotto supporta l’allocazione di 13 schede grafiche in parallelo e prevede la modalità di accensione on board; Il socket supportato è LGA1151 di Intel in grado di interfacciarsi con processori di ottava e nona generazione.
Tuttavia l’aspetto più interessante della configurazione operativa in questione è rappresentato dal buon connubio tra le prestazioni offerte in fase di calcolo e un costo della componentistica relativamente basso, che permette persino ai principianti di muovere i primi passi nel mondo del crypto mining.
Crypto mining con ASUS Prime Z390-A
La ASUS Prime Z390-A è una scheda madre molto affidabile, utilizzata da tantissimi minatori, per costruire il personal computer destinato all’attività di calcolo: le schede grafiche supportate sono due ed anche in questo caso il socket di riferimento è LGA1151.
Il punto di forza di questo hardware è individuabile nel controllo puntuale di ogni azione delle ventole, una caratteristica fondamentale per non far surriscaldare la macchina.
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