“Gia’ nell’antichita’, sentivano bussare alle porte ed erano pescatori che venivano dalla Tunisina e dall’Africa. E la gente li accoglieva con semplicita’. I lampedusani sono sempre stati cosi’, e’ vero che oggi soffiano venti contrari pero’ gli abitanti dell’isola hanno nel loro Dna l’accoglienza e il rispetto degli altri”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, davanti al memoriale – con tutti i nomi delle 366 vittime del naufragio di 6 anni fa – di Lampedusa. “La memoria serve per guardare avanti e una memoria come questa, mentre ti gratta l’anima – ha aggiunto l’arcivescovo – allo stesso tempo ti chiede che qualcosa possa cambiare. Ricordare questi morti e’ sentire il desiderio di vita per tutti quelli che hanno voglia di vivere. Ricordare questi morti e’ ricordare che la vita degli altri dipende anche da noi. E’ chiedere: io oggi cosa faccio perche’ quello che e’ avvenuto non avvenga piu’?”. (ANSA).
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