La mediterraneità della Magna Grecia
Progetto Culturale in armonia con Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025
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Sicilia: terra di culture
di Italo Abate
Conoscere la storia del Mediterraneo equivale al “sapere della cultura occidentale”; ed è proprio questo il significato dell’editoriale, Il Mediterraneo, questo grande tapis roulant, di Corrado Calabrò – poeta e scrittore, già Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e del Réseau des Instances de régulation méditerranéennes –, dal quale emergono acute riflessioni sui rapporti da sviluppare con le popolazioni della sponda nord-africana per dare maggiore equilibrio alle « rane che gracidano nello stagno » come affermava Platone nel suo Fedone. L’analisi parte da Agrigento con una immagine storica narrata da Pindaro (… Agrakas, la più bella città dei mortali) per espandersi poi all’intera Sicilia che potette fruire di un ampio programma culturale attuato da Federico II durante il regno dei normanni ; indi, la sua attenzione si espande al Mediterraneo che, come « pianura liquida », ha favorito lo scambio delle relazioni tra le gentes mediterranee. Il professore Calabrò fa risaltare in modo accentuato l’apporto di Federico II che riuscì ad armonizzare in convivenza varie etnie e fedi religiose diverse (musulmani, ebrei, cristiani) che determinarono la figurazione di un regno tra i più acculturati dell’Europa del XIII secolo. L’autore propone l’imaginem dell’interscambio tra culture come auspicabile soluzione alle incertezze dell’insieme dei migranti nord-africani che approdano quotidianamente in Sicilia.
Il fenomeno delle migrazioni è sempre stato un fatto distintivo nella storia ; di masse umane che si spostavano per fame o per guerra, invocando la libertà, dai loro territori in cerca di sopravvivenza ; è un segno particolare – di genti o popoli che vivevano in assoluta povertà esistenziale – e istintivo – perchè non c’è la ratio ma l’istinto di sopravvivenza – che spinge gli esseri umani a migrare. Uno degli esempi più noti nella storia è quello in cui i goti, barbari, spingevano per fame nel IV secolo d.C. lungo i confini orientali per entrare nell’impero romano che fu sconfitto nella battaglia di Adrianopli (Tracia) come ci narrano Ammiano Marcellino (Storie) e A. Barbero, (9 agosto 378. Il giorno dei barbari, 2005); la soluzione a quella invasione fu l’applicazione del concetto sociale dell’accoglienza e della integrazione dei barbari assorbendoli, trasformandoli in militari e contadini a servizio dell’impero, a cui pagavano anche le tasse. Accoglienza e integrazione possono trasformare uno spostamento di masse umane in un vantaggio sociale, e la Sicilia e Agrigento – terra e città di culture – offrono l’occasione con Agrigento Capitale 2025 per dare il loro contributo ai valori umani, struttura di base delle società di ogni tempo.
Il progetto di ricerca sulla « Mediterraneità della Magna Grecia » – entro cui si inserisce l’editoriale di Calabrò – coordinato da Ambiente e Cultura Mediterranea, ha come obiettivo per il 2024/2025, d’intesa con i quotidiani Agrigento Oggi e Unico di Paestum, la conservazione e valorizzazione della cultura mediterranea, segno distintivo di un mondo dell’essere in cui si fondono le due anime storiche e culturali di Occidente e Oriente che convivono e interagiscono, che sono in essere nel nostro patrimonio intellettuale ed etico e che continuano a generare storia mediterranea.
Italo Abate
https://www.ambienteculturamediterranea.it/magna-grecia-2425-relazioni
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