AGRIGENTO – Non solo intercettazioni telefoniche e ambientali: nel filone d’inchiesta sugli appalti truccati e le presunte mazzette emerse nei giorni scorsi, la Procura di Agrigento sta puntando anche sulla tecnologia per risalire a messaggi, mail e audio cancellati. Gli investigatori della Squadra Mobile, su impulso dei magistrati, stanno utilizzando software avanzati in grado di recuperare dati anche da dispositivi apparentemente “puliti”, per analizzare le conversazioni tra i protagonisti dell’inchiesta.
Gli inquirenti sospettano che i dialoghi compromettenti tra alcuni indagati, molti dei quali già sottoposti a misura cautelare, siano passati attraverso canali alternativi come Telegram, social network e posta elettronica. Mezzi meno tradizionali, difficilmente intercettabili con gli strumenti classici, ma sempre più usati per eludere i controlli e organizzare, secondo l’accusa, scambi illeciti di favori e denaro.
Al centro dell’indagine, come noto, ci sono appalti per opere pubbliche di grande portata, tra cui il maxi intervento da oltre 37 milioni di euro per la nuova rete idrica di Agrigento, ma anche la riqualificazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata e la manutenzione straordinaria della provinciale 19 Salaparuta–Santa Margherita Belice.
Nel fascicolo sarebbero finiti messaggi vocali, immagini, foto di denaro, appunti, contratti, ma anche nominativi di professionisti e referenti politici ritenuti centrali nel presunto sistema di pilotaggio degli appalti.
Alcuni indagati, secondo quanto emerge, avrebbero cercato di forzare i tempi o addirittura di ottenere assegnazioni dirette senza documentazione, come nel caso di un imprenditore che avrebbe chiesto l’anticipazione di un’erogazione senza presentare gli atti previsti, dichiarando che il direttore dei lavori era stato momentaneamente sospeso per un altro procedimento giudiziario.
L’inchiesta – che parte da segnalazioni dell’Anac e da anomalie riscontrate nei cantieri negli ultimi mesi – continua a coinvolgere funzionari pubblici, ex amministratori, imprenditori, tecnici e dirigenti in diverse province, da Agrigento a Trapani, passando per il Leccese e il Catanese.
Il materiale estratto dai dispositivi sarà ora vagliato nel dettaglio: ogni file recuperato potrebbe diventare una tessera chiave di un mosaico complesso, destinato a rivelare connessioni più ampie e possibili coinvolgimenti politici.
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