Il Comune di Lampedusa, riunitosi in seduta straordinaria lo scorso 13 aprile, ha chiesto al presidente della Regione, Rosario Crocetta, di dichiarare lo stato di calamità naturale per l’isola in seguito al “Marrobbio” venutosi a creare all’interno del porto di Lampedusa e che ha causato danni per oltre 150 mila euro. #Marrobbio #Lampedusa #12maggio
L’Ente che dirige la prima cittadina, Giusi Nicolini, non ha né i mezzi né le possibilità economiche, né il personale per poter far fronte a tale emergenza e – per tale motivo – considera fondamentale attivare lo stato di calamità naturale.
11 maggio, ore 23.30 circa. Una imprevedibile onda di marea si abbatte all’intero del porto di Lampedusa. Diversi i danni provocati alle barche ormeggiate, l’affondamento delle imbarcazioni (motopesca) “Iacone” e “Anteo”, oltre ad altre tre barche di minori dimensioni. Danni anche alla motovedetta dei Carabinieri che, a seguito dell’urto con la banchina, ha riportato una falla che ha determinato l’ingresso di acqua all’interno della sala macchine. Ma i danni non sono soltanto strutturali. A causa dell’affondamento delle imbarcazioni un incerto quantitativo di gasolio è fuoriuscito determinato l’inquinamento dello specchio acqueo del porto.
Da una prima ricognizione effettuata – nelle prime ore del mattino dopo il marrobbio – i danni più consistenti riguardano il danneggiamento dei pontili – in particolare quelli collocati al Porto “Nuova Madonnina”, alcuni dei quali al momento costituiscono anche un impedimento per la navigazione; risultano altresì affondati due pescherecci e danneggiata la pavimentazione stradale.
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