Esattamente un anno fa i carabinieri del Ros catturavano Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss stragista di Cosa nostra, latitante da 30 anni. L’uomo più ricercato d’Italia è stato preso in una delle cliniche private più note di Palermo, La Maddalena, poco prima di sottoporsi all’ennesima seduta di chemioterapia. La Primula Rossa di Cosa nostra dunque era in cura a pochi chilometri dal suo paese, Castelvetrano. A coordinare il blitz il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, insieme all’aggiunto Paolo Guido.
Dalla cattura del capomafia trapanese il lavoro dei magistrati di Palermo non è certo finito. “C’è ancora tanto da fare per ricostruire 30 anni di vita alla macchia di Messina Denaro – spiega de Lucia – Finora abbiamo arrestato e stiamo processando nove dei favoreggiatori che l’hanno coperto negli ultimi tempi, ma la rete è fitta. D’altronde se così non fosse stato, non sarebbe rimasto latitante tanto tempo. Il lavoro di identificazione dei fiancheggiatori e soprattutto di raccolta delle prove a sostegno delle accuse è complesso”.
“Poi c’è il versante delle ricchezze – prosegue il magistrato – Finora nei covi dell’ex latitante e nelle abitazioni dei suoi solo di denaro contante abbiamo sequestrato 800mila euro . Una cifra grossa, ma una goccia nell’oceano delle ricchezze accumulate e ben occultate anche grazie ai prestanome. Le indagini stanno cercando di ricostruire i flussi di denaro e puntano sugli imprenditori amici o su quelli che l’hanno sostenuto”.
Dopo l’arresto Messina Denaro venne portato nel supercarcere de L’Aquila. Interrogato più volte, Messina Denaro accetta di rispondere, ma precisa “non mi pento”. Morirà la notte del 24 settembre, nel reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila, dopo aver finalmente riconosciuto la figlia naturale Lorenza.