“Con questa storia io non c’entro nulla, non conosco questo clan”. Il 74enne palmese Calogero Lumia, arrestato, e finito ai domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Oro bianco”, si è avvalso della facoltà di non rispondere, poi ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee, respingendo le accuse. Lo ha fatto durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del Tribunale di Palermo, Filippo Serio. L’anziano, accusato di associazione mafiosa, è difeso dall’avvocato Francesco Scopelliti. Lumia avrebbe fatto parte del “paracco”, il clan mafioso parallelo a Cosa Nostra e alla Stidda, capeggiato da Rosario Pace.
Il gip Serio, su richiesta del procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido e dei pubblici ministeri della Dda Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, ha firmato un’ordinanza cautelare a carico di 12 persone, quasi tutte di Palma di Montechiaro, 10 finite in carcere, e 2 ai domiciliari, eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento.
Nei giorni scorsi hanno fatto scena muta dinnanzi al Gip,10 dei 12 indagati. Tutti quanti nel corso degli interrogatori di garanzia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Si tratta di Rosario Pace (detto “Sbizziale”), 61 anni, di Palma di Montechiaro; Gioacchino Pace, 51 anni, di Palma di Montechiaro; Emanuele Salvatore Pace, 34 anni, nato a Licata, residente a Palma di Montechiaro; Domenico Manganello, 47 anni, di Palma di Montechiaro; Sarino Lauricella, 52 anni, di Palma di Montechiaro; Sarino Lo Vasco, 54 anni, di Palma di Montechiaro; Salvatore Montalto (consigliere comunale), 52 anni di Palma di Montechiaro; Tommaso Vitanza, 71 anni, di Palma di Montechiaro; Giuseppe Morgana, 37 anni, nato a Licata, Giuseppe Blando, 57 anni, di Favara. Ai domiciliari è finito anche Gioacchino Rosario Barragato (detto Colarino), 61 anni, di Palma di Montechiaro.