“Se ho fatto qualcosa, ho usato il denaro frutto del mio lavoro di insegnante. Vivo del mio stipendio”. Così Rita Meli, la figlia di Rosario Meli, detto “U puparu”, e ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Camastra. La donna aveva chiesto e ottenuto di rilasciare delle dichiarazioni spontanee agli inquirenti, e lo ha fatto nell’ultima udienza, e attraverso il suo avvocato ha prodotto ulteriore documentazione. Avrebbe chiarito i suoi rapporti con il tabaccaio Calogero Piombo, relativamente a dei passaggi di denaro contestati, e su degli aspetti difensivi relativi al suo profilo.
Il procedimento è scaturito dalla richiesta della Questura di Agrigento, del sequestro di beni, con relative sospensioni delle licenze per lo stesso Saro Meli, e per Calogero Piombo, entrambi coinvolti, e già condannati in primo grado, nell’ambito dell’indagine antimafia denominata “Vultur”, che ha fatto luce sulla famiglia mafiosa di Camastra, e su un giro di racket estorsivo, che sarebbe stato imposto ad una ditta di onoranze funebri del piccolo paese dell’Agrigentino. Si tratta dell’agenzia di onoranze funebri, intestata alla moglie di Rosario Meli, e del tabacchino di Calogero Piombo, ritenuto il “cassiere” della locale cosca.
Il collegio dei difensori è composto dagli avvocati Angelo Porcello, Claudia Lo Presti, Santo Lucia, Raffaele Bonsignore e Nico D’Ascola. Nello stesso procedimento, inoltre il questore Rosa Maria Iraci, sulla base delle risultanze dell’inchiesta, che ha già portato a quattro condanne in primo grado, ha chiesto a carico di Saro Meli e Calogero Piombo, e di Giuseppe Meli, figlio di Rosario, la misura di prevenzione della Sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno. L’udienza è stata rinviata al 26 maggio.