Prima la vicenda dei maltrattamenti, successivamente i problemi con i dipendenti delle comunità per disabili psichici a cui avrebbe estorto parte degli stipendi, poi una serie di contrasti di natura economica con l’ex moglie, che hanno portato la donna a presentare una denuncia per appropriazione indebita di denaro, e anche per atti persecutori. L’imprenditore favarese, ed ex presidente del Consiglio comunale di Favara, Totò Lupo ucciso nel pomeriggio di Ferragosto in un bar di via IV Novembre, aveva parecchi problemi. E tanti nemici.
Lo hanno accertato i carabinieri della Tenenza di Favara e della Compagnia di Agrigento, coordinati dal procuratore capo Luigi Patronaggio, e dai sostituti procuratori Paola Vetro e Chiara Bisso. Il movente dell’omicidio potrebbe essere legato a dissidi familiari, ed economici. Ma in mancanza di certezze, non è l’unica pista seguita dagli investigatori. Magistrati e militari non vogliono lasciare nulla al caso. Ad oggi non ci sono, almeno ufficialmente, sospettati, né persone iscritte nel registro degli indagati. Il fascicolo resta a carico di ignoti.
Lupo, imprenditore nel settore delle case Rsa, e gestore di un B&B di lusso, dopo la separazione, non riusciva a mettersi d’accordo con la moglie, sulla spartizione dei beni, e si vocifera anche su una ingente somma in denaro, già nella disponibilità della coppia. Adesso l’attenzione si sposta all’autopsia che verrà effettuata dal medico legale Cataldo Raffino.
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