“Nel posto da cui provengo, i fantasmi non vanno presi alla leggera,” recitava l’attore Tom Hiddleston impersonando Thomas Sharpe nel mitico film “Crimson Peak” diretto da Guillermo del Toro. E mai citazione potrebbe essere più appropriata per Beniamino Biondi, poeta scrittore e saggista agrigentino, che di fantasmi se ne intenderebbe parecchio, tanto da dedicare il suo ultimo libro proprio a loro. O meglio ai luoghi misteriosi in cui antiche leggende narrano che vi abbiano “preso dimora” questi ultimi. Il libro, in uscita il prossimo 5 maggio per le edizioni de “il Palindromo” (“L’isola spettrale. Guida immaginifica ai fantasmi” 200 pagine, prezzo di copertina, 13 Euro) non è altro che un viaggio alla ricerca di questi luoghi “a picco sul mare o nella campagna più desolata, per ville dirute o fra taciturne abbazie – spiega Biondi, l’intellettuale di 45 anni che si occupa di teatro e cinema nonché curatore di rassegne d’autore con attività anche in drammaturgia e regia teatrale. – In Sicilia i fantasmi resistono al freddo dell’inverno e alla canicola dell’estate!” Questo libro traccia un itinerario ideale dell’immaginario folklorico, piegando al gusto del racconto le leggende della tradizione orale, più legate alla dimensione del ‘fantastico spiritico’, attraverso fonti storiche e memorie popolari, cioè tracce di verità romanzesca che suscitano il tremore equivoco della paura. “Eventi apocrifi, cronache indecifrate, personaggi bizzarri, e luoghi di un’isola dimenticata fra i suoi enigmi e le sue allegorie, in una sorta di non-tempo favoloso e crudele –continua a raccontare Biondi. – Accade in Sicilia, laddove il paesaggio sembra limpido e cristallino; invece è proprio la luce che da riparo alle ombre, al trepestio spaventoso dei fantasmi”. Nel volume di Beniamino Biondi, tra i tanti luoghi misteriosi siciliani citati, sono ben tre, i siti agrigentini “infestati”, a partire dalla “casa degli spiriti”, di Luigi Pirandello, già raccontata nelle “novelle per un anno”. Pirandello, questa casa la descrive così: “La casa sorgeva nel quartiere più alto della città, in cima al colle. La città aveva lassù una porta, il cui nome arabo, divenuto stranissimo nella pronunzia popolare: Bibirrìa, voleva dire Porta dei Venti. Fuori di questa porta era un largo spiazzo sterrato; e qui sorgeva solitaria la casa del Granella. Dirimpetto aveva soltanto un fondaco abbandonato, il cui portone imporrito e sgangherato non riusciva più a chiudersi bene, e dove solo di tanto in tanto qualche carrettiere s’avventurava a passar la notte a guardia del carro e della mula. Un solo lampioncino a petrolio stenebrava a mala pena, nelle notti senza luna, quello spiazzo sterrato. Ma, a due passi, di qua dalla porta, il quartiere era popolatissimo, oppresso anzi di troppe abitazioni. La solitudine della casa del Granella non era dunque poi tanta, e appariva triste (più che triste, ora, paurosa) soltanto di notte. Di giorno, poteva essere invidiata da tutti coloro che abitavano in quelle case ammucchiate. Invidiata la solitudine, e anche la casa per se stessa, non solo per la libertà della vista e dell’aria, ma anche per il modo com’era fabbricata, per l’agiatezza e i comodi che offriva, a molto minor prezzo di quelle altre, che non ne avevano né punto né poco.” “Questa novella pirandelliana ha per titolo “La casa del Granella” – puntualizza Biondi – e la cosa curiosa, è che oggi la casa è ancora lì, intatta, con le persiane chiuse, i balconi ammalorati, e con la stessa atroce solitudine del racconto. Negli ampi magazzini al pianterreno, tra le enormi pareti di tufo, emergono bellissimi archi, più o meno visibili nella cornice delle attività commerciali che vi si sono adattate: una storica caffetteria, un negozio di ceramica pregiata, e – cosa strana, per una casa invasa dagli spiriti – un centro liturgico che vende articoli religiosi.
Ecco la casa del Granella, che si affaccia sulla piazza da una loggia stretta che la mostra nel suo desiderio d’essere appartata e non vista. Chissà se ci sono ancora i fantasmi, in quella casa… A sentire coloro i quali vivono nel centro storico di Girgenti – sostiene Biondi – la casa è stregata; ce lo riferiscono in tanti, e non a mezza voce, procurando di non essere visti, ma con la certezza granitica di chi non nutre alcun dubbio, come di chi dice che piove a un uomo con l’ombrello sulla testa”. Dalla “casa degli spiriti” al fantasma di Palazzo Bellacera a Comitini. Sarebbe in questo Palazzo che si nasconde un’antica leggenda di cui si parla sottovoce, fra incredulità e timore. È l’anima in pena del fantasma di Federico II d’Aragona, che nel 1577 Don Pietro Carrera disse di aver visto. Pare che l’anima del grande re, sia stata condannata, per volere divino, a vagare nelle sale abbandonate e silenziose del Palazzo per 270 anni. Da palazzo Bellacera al castello di Naro con la sua “castellana dalle chiome nere”. Come ogni Castello che si rispetti, anche il Castello di Naro infatti ha i suoi ricordi di sangue e di delitti. Un’antica leggenda, si legge nel volume di Biondi, narra di Madonna Giselda, la castellana dalle chiome nere e dagli occhi azzurri, che innamoratasi del proprio paggio Beltrando, ebbe un tragico destino. In una notte di luna piena, mentre Beltrando le cantava sulla terrazza il suo amore, accompagnandosi con le dolci note del liuto, furono sorpresi dal geloso marito, Pietro Giovanni Calvello allora Signore di Naro. Il giovane paggio venne ucciso e gettato dall’alto della torre. E Giselda, richiusa in una fredda e buia cella, si lasciò morire di fame e di dolore. Narra la leggenda che, ancora oggi, nelle notti chiare d’autunno un bianco fantasma di donna vaga sulla terrazza del Castello: è Madonna Giselda alla ricerca dell’amato Beltrando. E quando si siede nel vano di una merlatura a contemplare il creato, un usignolo sale dai sottostanti giardini e, fattele appresso, con melodiosi gorgheggi canta una struggente e dolorosa canzone. La gente del luogo, ricordando questa tragica storia d’amore con commossa fantasia, narra ancora oggi di un bianco fantasma di donna, che nelle notti chiare di luna, vaga perdutamente sugli spalti del castello alla ricerca dell’amato Bertraldo. Insomma un libro, questo di Beniamino Biondi, in cui si racconta di dimore spettrali, castelli stregati e sotterranei infestati. Basta aprire il libro e iniziare a leggere senza fermarsi più. Senza paura. O forse un po’ si! La presentazione del volume, a cura della casa editrice, si terrà ai primi di Giugno ad Agrigento per poi iniziare una sorta di tournèe letteraria in tutta la Sicilia.