“Le voci del borgo”…nuovo romanzo di don Vincenzo Arnone
“Mi verrebbe spontaneo fare una grande…predica, inanellare una filastrocca di moralismi, una serie di invettive, … condannare tutto e tutti, fare una sorta di gran pulizia morale ( come un tempo, trenta anni fa, qui a San Gersolè faceva un tale con un suo periodico che significativamente l’aveva chiamato La Scopa…) ……………… mi astengo, mi accorgo che sono un povero…diavolo! E che il popolo semplice e genuino di San Gersolè non ha bisogno di invettive, ma di amici”.
“Don Luca, mi dico, non andare fuori le righe e non perderti in uno spiritualismo pesante e inopportuno……….. Non posso dire: “eh! Gente, oggi sciopero, sciopero della parola; oggi non mi va, sbrigatevela voi, state buoni e ognuno rifletta da sé…” Non posso dire così. Ma “ Va’, parla…. grida, urla, annuncia”,………… Faccio la mia predica senza la presunzione di convertire il mondo, ma allo scopo di testimoniare quel che entra nelle mie viscere del vangelo di oggi”.
Si tratta di due brani a mio giudizio abbastanza significativi del nuovo romanzo, fresco di stampa del sacerdote-scrittore don Vincenzo Arnone “LE VOCI DEL BORGO”, per le edizioni Messaggero.
Un romanzo dal sapore autobiografico nelle vicende come nei luoghi, perché, a mio parere, non è difficile scorgere nel piccolo borgo “Gersolé”, l’attuale Montebonello-Pontassieve, in terra fiorentina, dove Don Vincenzo è parroco ormai da alcuni lustri. Inoltre non mancano pure allusioni significative che richiamano comunque anche i luoghi dove egli ha prestato servizio pastorale per oltre un ventennio nella diocesi agrigentina, prima a Bivona, poi a Porto Empedocle, e quindi soprattutto ancora più come parroco a Favara, sua città natale.
E come dice bene il filosofo Sergio Givone, che ha curato la prefazione del nuovo romanzo, nella figura del protagonista don Luca, parroco di Gersolé, viene descritta la figura di “un prete semplice, come tanti altri, lontano da manie di protagonismo, sensibile e attento alla vita della gente, di cui ne intuisce i risvolti psicologici, umani e spirituali” ….tuttavia “con la capacità di guardare indietro nella vita della Chiesa e della storia e anche di sentirsi legato al presente…”.
Valutazione queste per chi conosce l’autore come lo scrivente, che rispecchiano perfettamente la personalità di don Vincenzo, che ormai si avvicina a ringraziare il Signore per il dono-mistero del sacerdozio, esercitato per quasi 50 anni.
Un romanzo questo di Arnone, che raccomandiamo di leggere anche come possibile aiuto per una buona preparazione alla prossima Pasqua; un romanzo scritto, come le altre opere dello stesso autore già pubblicate, di saggistica, teatro e narrativa, con stile piano e scorrevole, pacato e sereno, assolutamente privo di inutili leziosità, e quindi anche per questo il racconto riesce piacevole, affascinante ed efficace.
La celebrazione della Messa nei suoi vari momenti serve all’autore per descrivere un diversificato, ricco e vario spaccato di umanità, talvolta dolente e rassegnata, altre volte preoccupata, ansiosa o speranzosa, oppure soddisfatta ed appagata,…di chi viene in chiesa abitualmente … e di chi invece entra nel luogo sacro solo di tanto in tanto… e comunque forse nei momenti più delicati e sacri in cui ogni persona, anche inconsapevolmente , sente nel profondo dell’anima il fascinoso richiamo del rapporto con l’infinito. Un richiamo, che, magari in momenti e fasi assai diverse della vita, ognuno sente e vive in maniera davvero unica e personale, secondo la sua particolare sensibilità.
Non manca nel romanzo comunque anche qualche osservazione di vario genere compresa quella specifica di tipo socio-politico, in un raffronto tra un passato carico di tensione ideale ed il presente di rassegnata amarezza e delusione, come per esempio, quando del giovane Armando si fa osservare che “…fino ad un decennio fa, quando l’impegno politico era più forte e capillare in tutti, vendeva l’Unità agli incroci delle strade, senza tanti schiamazzi ed esasperate pubblicità, bensì soltanto come proposta. Adesso non lo fa più né lui né nessun altro: i partiti si sono adagiati a svolgere un ruolo di burocrazia in un perbenismo diffuso, mentre la forza dirompente ha ceduto il passo a dibattiti e commissioni, in parte inutili”.
Oppure, ancora più, quando si osserva con evidente amarezza che oggi… “l’estasi è stata ostracizzata dalla società attuale, alla stessa maniera della teologia, della filosofia”… e troppo spesso “tutto è ridotto alle pacche sulle spalle e al conto in banca !”.
Diego Acquisto