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Home » Cronaca » L’ambasciatore Luca e il suo vice, l’agrigentino Saro Castellana. Storia di un’amicizia all’insegna degli aiuti umanitari in Africa.

L’ambasciatore Luca e il suo vice, l’agrigentino Saro Castellana. Storia di un’amicizia all’insegna degli aiuti umanitari in Africa.

Redazione Di Maria Rosso
24 Febbraio 2021
in Cronaca
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“Storia” di un’amicizia in cui uno dei due ora non c’è più e l’altro si sente “come un sopravissuto”.

Saro Castellana, il funzionario agrigentino del ministero degli esteri e della Cooperazione Internazionale, responsabile finanziario presso l’ambasciata italiana a Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo, e vice dell’ambasciatore ucciso, Luca Attanasio, non si da pace.  Era stato proprio Castellana, ad organizzare come di consueto, la visita umanitaria per conto del “World Food Program” per verificare  l’andamento della distribuzione di cibo nelle scuole elementari di quella zona di confine del Paese in cui ha trovato la morte il nostro ambasciatore. Saro Castellana  avrebbe dovuto partire con quel convoglio umanitario sotto l’egida dell’Onu, invece all’ultimo momento a causa di un imprevisto, è rimasto in ambasciata ed era partito direttamente l’ambasciatore Attanasio.

Saro è ancora molto scosso per quell’immane tragedia che ha visto l’uccisione di un suo fraterno amico, presente nella sua vita da oltre tre anni da quando aveva preso servizio nella sede di Kinshasa, un’amicizia che aveva visto Luca, perfino ospite e invitato d’onore alle sue nozze, tempo fa, in Sicilia.

Luca Attanasio, era quel giovane ambasciatore col quale Saro divideva le ore d’ufficio e nei momenti di pausa, con alcuni del personale d’ambasciata, tirava quattro calci al pallone nel cortile della palazzina consolare. Aveva condiviso con Luca tante cose, in primiss il volontariato e l’adesione a “Mama Sofia” l’organizzazione umanitaria congolese di cui Attanasio era presidente onorario e Castellana,  tra i principali sostenitori; un’organizzazione dedita ad aiutare le popolazioni locali in assenza di sanità, istruzione e beni primari come l’acqua potabile. In queste ore è inutile cercare Saro, a Kinshasa perché il suo cellulare è staccato e al centralino dell’ambasciata dicono che non può rispondere. Con la morte di Luca è impegnato a reggere le sorti della nostra ambasciata in questi momenti febbrili in cui stanno arrivando da Roma funzionari del Ministero ed esperti dell’Arma dei Carabinieri inviati dalla Procura, per fare luce sull’episodio. Certo è che Saro Castellana, responsabile del Progetto umanitario, aveva predisposto ogni cosa nei minimi dettagli. Si trattava di una missione di routine per andare a visitare una scuola e nulla lasciava presagire la drammatica vicenda. Il convoglio dell’Onu, tre Jeep, era partito regolarmente. Ma un imprevisto, un caso fortuito, aveva fatto sì che Saro all’ultimo momento rimanesse in ufficio e al suo posto andasse l’ambasciatore.

Ancora poche settimane e poi le strade dei due amici si sarebbero divise. L’ambasciatore Attanasio a marzo sarebbe dovuto rientrare in Italia per fine mandato mentre a Saro Castellana è già stato notificato il trasferimento e dal prossimo Settembre prenderà servizio presso l’ambasciata del Cairo. Purtroppo sulla strada tra Goma e Rutshuru a 2.500 chilometri da Kinshasa qualcosa è andato storto con l’agguato dei ribelli, il sequestro e le uccisioni, in un lembo di terra di confine teatro da tempo di scontri. Così Saro ha atteso il ritorno dell’amico ambasciatore  dentro una bara. Ha accompagnato la moglie e le tre bambine di Luca, in aeroporto a Kinshasa per l’ultimo saluto in terra africana dell’amico di sempre. Una tragedia vissuta ad Agrigento con il cuore in mano. Il padre di Saro, Giuseppe Castellana, ex direttore del Parco Archeologico di Agrigento, racconta di aver chiamato la Farnesina dopo essere stato avvertito da un altro figlio che era successo qualcosa in Congo. Solo ore dopo, il papà ha potuto parlare con il figlio in Africa, una chiamata brevissima ma rassicurante: “Sto bene ma è successa una tragedia – ha detto Saro – Mi sento un sopravvissuto!”.

MARIA  ROSSO

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