“Volevo pentirmi, temevo per la mia vita. Ho sparato ai miei genitori per punirli, e poi scappare”. Il reo confesso palmese Angelo Incardona, quarantaquattrenne, avrebbe dichiarato di appartenere ad un “paracco”, una della famiglieddre, e di fare parte del clan dei “Cocciuvi”, a suo dire, come il socio, l’imprenditore Lillo Saito, di 65 anni, ammazzato perché incrociato in piazza, gli avrebbe intimato di stare in silenzio.
Un racconto tutto da verificare e decifrare. L’assassino ha ricostruito i due agguati, prima ha sparato, tre o quattro colpi ai suoi genitori, Giuseppe Incardona e Maria Ingiamo, rispettivamente di 65 e 60 anni, feriti lievemente, e poi, in mezzo alla strada, in piazza Provenzani, ha freddato l’imprenditore Saito, socio della “Gelati Gattopardo”.
I carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, coordinati dal procuratore capo Luigi Patronaggio, e dal pubblico ministero Maria Barbara Cifalinò, nelle prossime ore, risentiranno il padre dell’indagato, finito in ospedale insieme alla moglie, per il quale, lo scorso 10 febbraio, il pubblico ministero Chiara Bisso ha chiesto, così per come ha fatto per altri 7 indagati, il rinvio a giudizio, nell’ambito dell’inchiesta sulla notte da “Far West” del 12 giugno del 2018. Una vicenda assolutamente non collegata con gli ultimi fatti.
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