Piatti ricchi e cucina gourmet. Ad Agrigento si può. Nel cuore del centro storico cresce di anno in anno il Ristorante La Scala di Vincenzo Santalucia. In una zona della città non particolarmente vocata alla ristorazione gourmet , da almeno tre anni c’è questo raffinato ristorante che invece persegue la qualità in cucina.
Olio di produzione propria.
Pane ed olio sono di produzione propria, perchè nulla qui è lasciato al caso. Se fossimo a Milano ci sarebbero le code per prenotare un tavolo, in una sala raffinata con un servizio impeccabile. Lo chef, preferisce la buona cucina con materie prime eccellenti, prevalentemente biologiche e a km0, e con la giusta dose di creatività. La cura per il dettaglio poi, fa il resto. In primis l’attenzione all’olio, di produzione propria, che qui viene servito spontaneamente al tavolo: nel nostro caso un extravergine di oliva siciliano servito in una ciotola bianca da gustare con la varietà del pane fragrante, anche questo fatto in casa. Il menù è sufficientemente ampio e ben studiato, con due percorsi degustazione al prezzo di 55€ per 5 pietanze e 85€ per 7; la scelta dello chef, spazia dalla terra al mare. La carta dei vini è in linea con il menù: con presenze interessanti e l’aperitivo di benvenuto garantito. Ottime le bollicine “Muller Turgau Brut” della Cantina Fazio. Raffinato l’ambiente, con due sale arredate da elementi bianchi e color legno chiaro a cui bene si abbinano i tavoli e le sedie. Suggestiva la vista sulla “Basilica dell’Immacolata”, con la possibilità di cenare pure all’aperto.
Creatività e gusto.
Dopo il piacevole inizio con “pane e olio”, abbiamo gustato “Arancina con ragù di tonnara e ricotta, su una deliziosa salsa di pomodoro fresco“, per poi proseguire con un sorprendente “Quadro di gamberi contornato da ricotta al limone e capperi selvatici” (il mare in bocca con il giusto contrasto ) e un ottimo piatto di spaghetti di pasta trafilata con ricci e scampi, dall’amalgama perfetto e sapore appagante. Interessante anche il “Tonno al carbone” su un letto di insalatina di pomodoro bio e cipolla che ricorda i piatti estivi di una volta, buona da mangiare anche sul semplice pane. In chiusura un buon dessert con uno sguardo al passato. “Tronchetto di gelato artigianale” (prodotto dallo chef) guarnito con una salsa di more selvatiche, ed un “Tiramisù alla carruba e arabica” servito in una maxi coppa. A chiusura, abbiamo provato l’Amaro del boss, prodotto a Favara ed un ottimo caffè della casa, perchè qui, nemmeno questo è lasciato al caso. I piatti abbondanti, la qualità delle materie prime, la maestria e la passione dello chef, la gentilezza e l’ospitalità, fanno di questo ristorante, il luogo, dove la Sicilia è in tavola, con la giusta innovazione e un ottimo rapporto qualità prezzo. Non a caso, di questo ristorante, si innamorano soprattuto i viaggiatori. (DV)
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