L’arte della pasticceria è bella e affascinante ma incute spesso un timore reverenziale, un certo senso di inadeguatezza che fa pensare ‘questo proprio non riesco a farlo’. Se nel gesto quotidiano del cucinare molte cose sono – e devono essere per forza di cose – veloci e intuitive, sul pianeta dei dolci è un po’ diverso. Esistono naturalmente delle ricette semplici, adatte anche ai principianti, ma per realizzare creazioni più eleganti e complicate servono precisi tempi tecnici (per esempio di lievitazione) oltre a una pazienza certosina per fare le decorazioni. In alcuni casi bisogna poi anche andare alla ricerca di speciali e più rari ingredienti, che rappresentano il tocco finale: saranno capaci di sprigionare sapori per emozionare il palato, assicurando così l’effetto ‘wow’. Dice il proverbio: ‘Quando si pensa a qualcuno allora si cucina, altrimenti si sta soltanto facendo da mangiare’. E in effetti è proprio così, dal momento che realizzare ricette dolci rappresenta un’attività antistress non soltanto per chi effettivamente si allaccia il grembiule dietro la schiena e crea. Il gesto di ricevere a tavola una portata di pasticceria, oppure di vedersi recapitare a casa la perfetta torta di compleanno, ha infatti un effetto benefico sull’umore. Lo stress, di norma, allenta la presa nel momento stesso in cui si spande nell’aria il profumo dello zucchero, che – proprio come un rassicurante abbraccio – fa dimenticare per un po’ le ansie e le difficoltà. Perché il dolce, come concetto astratto, fa parte di noi fin dall’inizio: c’è un richiamo immediato a un sapore con il quale si entra in simbiosi fin dal latte materno.
Un esercizio di altruismo e un gesto d’affetto
Esercitarsi in cucina rappresenta anche un buon allenamento per quanto riguarda il miglioramento dell’organizzazione personale. Ogni cosa va tenuta sotto controllo, niente deve sfuggire di mano: ciascun tempo e dosaggio deve essere calcolato alla perfezione. Offrire un dolce fatto con le proprie mani è poi un esercizio di altruismo, un piccolo grande gesto d’affetto che – tra le righe – nasconde un’affermazione: ‘Mi prendo cura di te’. Una forma di terapia che ruota intorno a due concetti chiave: il senso della condivisione di emozioni e una sempre crescente acquisizione della consapevolezza di sé, attraverso un corretto procedimento di gestione dello stress. Quando si pensa alla cucina, in quanto habitat naturale di pentole e fornelli, non bisogna poi lasciarsi intimorire dall’idea che collega – in automatico – gli spazi domestici a situazioni in stile MasterChef: ciascuno calibrerà il suo estro e i gradi di difficoltà in base alle personali sensazioni, ‘dialogando’ al meglio con gli spazi di casa e l’attrezzatura di tutti i giorni. Per ottenere un buon risultato non servono, insomma, ‘tre sì’ da parte dei giudici stellati. Bisogna piuttosto ispirarsi e lasciarsi trasportare da quella stessa passione che animava le nonne, le vere regine della pasticceria.
Cucinare un dolce per migliorare l’umore
A nessuno piace quando intorno l’atmosfera si fa scura perché ci si lascia sopraffare dalle emozioni negative. Esiste però un modo sicuro per risalire il pozzo nel quale si era precipitati, tornando in pista e mettendo in fuga la tristezza. Non c’è niente di meglio che cucinare un bel dolce – estivo, invernale, di compleanno non ha importanza – per dare una svolta alla giornata oppure per rimettere in carreggiata un periodo storto. Spesso accade anche di cedere a una sensazione indefinita di fame, così addentando la prima cosa zuccherosa che capita a tiro. Bene, ecco l’occasione per ‘mettere a sistema’ questa voglia di dolcezza: molto meglio preparare qualcosa con le proprie mani che esaurire la spinta propulsiva mangiando una cosa qualsiasi. Questa fame emotiva può essere catalizzata e indirizzata verso i fornelli, sfociando in una terapia domestica e creativa. A pensarci bene, infatti, tutti quei passaggi che portano gli ingredienti a trasformarsi in modo corale diventando un bel dolce assomigliano tanto al modo in cui il nostro cervello analizza, elabora e digerisce/gestisce le emozioni. Spesso accade di cercare rifugio nel cosiddetto ‘comfort food’ ovvero quel cibo che ci coccola, perché sa richiamare subito alla mente sensazioni ed emozioni positive: sono pietanze – diverse da persona a persona – che sanno sempre, in un certo senso, appianare le difficoltà e le ansie da stress accumulate durante una giornata, magari lunga e faticosa. Dalla torta di mele ‘come la faceva la nonna’ passando per tiramisù, ciambelle e tante altre prelibatezze da ‘pranzo della domenica’.
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