Nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelo, i magistrati etnei stanno indagando il giornalista per rivelazione di segreto d’ufficio dopo un articolo sulla chiusura dell’indagine sui poliziotti accusati di avere creato ad arte il pentito Scarantino
Scrive Palazzolo su Facebook: “Fino a qualche giorno fa, pensavo che un cronista a cui hanno sequestrato il suo archivio (chissà perchè) è uomo senza una gamba, che non può correre. Poi, invece, all’improvviso, ho cominciato a ricordare. Nomi, volti, domande. Mi sono tornati in mente davvero tanti dettagli dei misteri di Palermo. Tanti. Ogni giorno di più. Non posso, non possiamo dimenticare che molte verità sulle stragi sono ancora custodite in alcuni archivi di Stato”. Palazzolo ha affidato all’Antimafia “le domande che i cronisti siciliani non hanno mai smesso di fare sulle stragi”, ha spiegato. La prima domanda: “Perchè il principale depistatore dell’inchiesta su via d’Amelio, il superpoliziotto Arnaldo La Barbera, era anche un agente dei servizi segreti? Nell’archivio del Sisde c’è la risposta?”
Commissione antimafia Sicilia avvia propria indagine sul depistaggio
La Commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana ha iniziato il 13 settembre a lavorare sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio e ascolterà anche Palazzolo. Per il presidente della Commissione Claudio Fava, il giornalista di Repubblica “su quel depistaggio ha scritto cronache accurate e preziose e oggi si trova a pagare il suo scrupolo di giornalista con una perquisizione che riteniamo un atto tardivo ed eccessivo”.