E’ stato estradato e rinchiuso nel carcere di “Rebibbia”, a Roma, il trentottenne favarese Carmelo Nicotra, destinatario della misura cautelare del Gip del Tribunale di Palermo, nell’ambito dell’inchiesta “Mosaico”, condotta dalla Dda di Palermo e dalla squadra Mobile di Agrigento, che ha fatto luce su quattro omicidi e cinque tentati omicidi, sull’asse Favara-Liegi.
Nicotra, che si trovava in Belgio quando, il 15 settembre, è scattato il blitz, è accusato di ricettazione, favoreggiamento, detenzione illegale, e porto in luogo pubblico di armi, reati aggravati dal metodo mafioso.
Assistito dagli avvocati Salvatore Cusumano e Samantha Borsellino, è comparso davanti al Gip del Tribunale di Roma, Pier Luigi Balistreri, delegato per rogatoria, per l’interrogatorio di garanzia. L’indagato ha fatto scena muta, e si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Nicotra sarebbe anche una delle vittime degli agguati falliti, precisamente quello del 23 aprile del 2017, in una strada di Favara, quando un commando gli ha esploso contro decine di colpi di Kalashnikov. In quell’occasione restò ferito. Con lui c’era anche il favarese Maurizio Distefano, sfuggito a ben due agguati del gruppo di fuoco avversario.
In manette oltre a Nicotra, sono finiti i favaresi Antonino Bellavia, 48 anni; Carmelo Vardaro, 44 anni; Calogero Bellavia, 31 anni; Calogero Ferraro, 42 anni; Gerlando Russotto, 31 anni; e poi Vincenzo Vitello, 65 anni (già tornato libero su decisione del Tribunale del Riesame di Palermo, che ha accolto il ricorso della difesa), e Michelangelo Bellavia, 32 anni, quest’ultimo accusato di detenzione illecita di armi.
La notte della “retata” i poliziotti durante le perquisizioni effettuate hanno trovato quattro pistole, tre a Favara e una in Belgio (in possesso di Carmelo Nicotra), e un silenziatore.
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