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Home » #iorestoacasa » #iorestoacasa, suono la Zingarella ed ammiro la mia bella Agrigento dal balcone – VIDEO

#iorestoacasa, suono la Zingarella ed ammiro la mia bella Agrigento dal balcone – VIDEO

Redazione Di Martina Liotta  #iorestoacasa
23 Marzo 2020
in #iorestoacasa, Agrigentooggi TV
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E’ la prima volta che siamo costretti a stare chiusi in casa per lungo tempo.  Lo facciamo perché abbiamo capito la gravità della situazione e perché non vogliamo contribuire alla diffusione di questa gravissima malattia che sta contagiando il mondo intero. Stiamo imparando a stare a casa, a passare il tempo con i familiari, con i genitori o con i figli. A condividere i problemi, le preoccupazioni, le speranze, le gioie. Si torna a dialogare senza fretta, senza impegni. Si dimentica il sabato sera, lo sport in tv, l’auto o la moto. Insomma da qualche giorno ci è cambiato il modo di vivere.

#iorestoacasa, condividiamo le nostre esperienze

Chitarra e voce: Martina Liotta
Flauto traverso: il maestro Michela Liotta (docente di flauto traverso al liceo musicale Empedocle di Agrigento).

In questi giorni di quarantena e di sconforto, non ho potuto fare a meno di uscire fuori in balcone per guardare la mia bella Agrigento. Sin da subito mi hanno colpito le strade vuote, nessuno in giro, il silenzio. Uno strano silenzio, perché più di una volta ho potuto sentire una canzone, una canzone che tutti noi agrigentini conosciamo benissimo, perché sin dall’inizio della bella stagione non possiamo fare a meno di pensare a luglio, al caldo, al sole e ad una storia vecchia tanti anni, ma che ci tiene ancorati alle nostre radici, al nostro folklore e ci tiene uniti, uniti più che mai. Una storia che non tutti conosciamo bene e che oggi vorrei raccontarvi, perché adesso più che mai, è molto attuale.
Una storia che parla di accoglienza, di amore, cura e pazienza:
“Si narra che il monaco Calogero, venuto in Sicilia ad evangelizzare e diffondere la fede cristiana, durante un lungo periodo di pestilenza, andasse in giro a chiedere del pane da dare ai poveri. La gente, rintanata in casa per paura della peste, al passaggio del monaco lanciava il pane dalle finestre, perché, nonostante la paura, desiderava aiutare il Monaco nel suo nobile compito”.
Calogero era come un medico, aiutava chi stava male, ma la sua impresa sarebbe stata vana senza l’aiuto di chi, potendo, se ne stava a casa a svolgere la propria parte.
Che questo racconto serva da lezione per tutti, che l’amore e la gentilezza non si fermino nonostante la distanza e che ognuno continui a fare la propria parte, per aiutare chi combatte per noi e con noi. 

Martina Liotta  #iorestoacasa

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